lunedì 23 settembre 2013

"NOI NON FACCIAMO ARTE. FACCIAMO CADAVERI." [Orfani] #0

Qui potrete scaricare il numero 0 di Orfani, uno dei più grandi e suggestivi progetti casa Bonelli, scritto dal curatore di Dylan Dog, Roberto Recchioni e da Emiliano Mammucari.

Colmo di immagini suggestive, il numero 0, l'inizio, è un piccolo artefatto. Scorre come un teaser trailer, intervallato da citazioni di grande impatto emotivo. Non ci resta che aspettare il 16 ottobre per scoprire l'inizio di questa nuova avventura fantascientifica.

Se voleste il numero cartaceo, lo troverete il 25 settembre incluso in un ordine Multiplayer.it o da Gamestop. Sì, da Gamestop.

Filmato di Fumettology su Orfani, molto più dettagliato.


La cover del #1



marcodemitri®


martedì 17 settembre 2013

Contronatura di Massimiliano Parente [Recensione]

Terminata la lettura di un'opera simile devi prenderti del tempo, per rilassarti, tirare un sospiro di sollievo e pensare che l'autore è ancora in vita. Perchè un libro del genere, che non può essere circoscritto alla semplicistica definizione di romanzo e quindi di fantasia, ti strappa le palpebre e ti lascia con l'amaro sentimento del "è proprio vero". È quello che vivi ogni giorno, che pensi, annusi, insulti, defechi e sorridi: è quella condizione umana di lucida follia che chiamiamo realtà. E se c'è qualcuno che sembra aver capito tutto è proprio Massimiliano Parente.



Non ha da dire molto la trama, che narra le vicende di Massimiliano Parente - una versione più introverso dello stesso de L'Inumano - . È un critico d'arte che recensisce alluci per una sua rubrica "le allucinate". Ammaliato da una donna del mondo dello spettacolo, Nike Porcella, la segue ovunque. Nelle sue riflessioni, sensazionalistiche e moraliste, emerge il substrato perverso e osceno di quel mondo, come lava in una colata distruttiva. La narrazione tra un capitolo e l'altro è intervallata dalle lettere di una ammiratrice, apparentemente ossessionata del protagonista, in un vortice di follia e depravazione. Nel finale, poi, una rivelazione scioccante.
Potrei trascorrere il tempo a riportare le citazioni degne di attenzione ma sarebbe sprecato perché durerebbero tutte le 516 pagine. La scrittura di Parente è urticante, libertaria, di un uomo che osserva la realtà con disincanto ed estrema razionalizzazione. L'autore, scrittore e uomo, gioca, provoca, giudica per essere giudicato. Lancia strali feroci e non da il tempo di rispondere che subito motiva le sue provocazioni. Non lascia scampo a nessuno: animalisti, vegetariani, pacifisti e filo musulmani. E così scrivere una recensione o commentare Contronatura è un lavoro complesso perchè richiede una freddezza espositiva e un disincanto dalla miriade di frasi ad effetto che l'autore intesse. Non si capisce quale sia la sottile linea che separa l'uomo Parente dallo scrittore Parente. Nessuna, forse, come un altro suo libro. Anche se a me pare più un'esperienza da sollevamento del velo di Maya, scoprendo la realtà e le bugie che si celano dietro le persone chiamate uomini e donne. Come mi era già successo leggendo L'Inumano, ho avuto una epifania. Ma mentre nel primo lo scrittore si dedica maggiormente ad un versione della sua realtà, più elegante, in Contronatura le parole sono riversate armonicamente in una caduta. È sentire l'adrenalina rilasciata dalle ghiandole surrenali entrarti in circolo e velocizzare il battito cardiaco.
Non hai speranze di salvarti. Sei già finito. E distrutto. E morto. E annientato nel vuoto cosmico della letteratura.
È straordinario anche il tempo del racconto. Non abbiamo alcuna certezza sul tempo, quello che si intuisce è che si tratta di un futuro. Non poi così lontano. La televisione domina le nostre vite, decidendo quali emozioni provare e come comportarci. Siamo schiavi di una grande struttura mediatica che vive delle nostre vite. E noi la lasciamo fare. Il protagonista è l'unico che pare illuminarci sulla condizione di soggezione. L'ateismo estremo e il sesso sfrenato, osceno e disgustoso si incrociano in un turbinio di parole in riga che esplodono. Si legge di tutto, dal sesso con minori ad un capitolo, splendido, sulla coprofagia; dalla descrizione, l'incipit, del peccato di gola ad una visione sublime sul tempo. Per concludere, poi, con un rigetto della procreazione, tema caro all'autore. E a leggere "più si invecchia più si rimpiange il passato che è davanti. Nel futuro di ogni uomo ci sono i giorni già vissuti, non quelli a venire, perchè il tempo è al contrario. L'infanzia è l'origine e la fine, ciò che non avremo mai più e non abbiamo mai avuto. Al termine della vita resta il ricordo id un bambino felice perchè ancora non sapeva, un bambino che credeva di esistere" o una delle mie preferite 'La felicità non é sapere ma poter continuare a ignorare beatamente. Considerare l'amore come una cosa seria é confondere la casualità con la causalità. Ci si innamora perché ci si vuole innamorare, perchè si ha bisogno di sentire l'amore sentendo, prima ancora dell'oggetto amato, ció che noi stessi vi proiettiamo dentro, e subito dopo poter scampare alla morte dicendo per sempre' si resta li a leggerle e rileggere, per ore, e riflettere su cosa possa significare nella tua vita.

Se, dunque, la la materia biologica è destinata alla dissoluzione, ogni immortalità anche dell'opera è puramente illusoria.
Da venerare, quasi.
Compratelo.

marcodemitri®

venerdì 13 settembre 2013

Far Cry 3 [qualche commento a caldo e in ritardo]

sì, scusatemi se arrivo così in ritardo ma non ho un mio sito internet di recensioni né tantomeno la UbiSoft si è degnata di farmi avere in esclusiva la copia quindi, niente, eccomi qui.

Far Cry 3 [Recensione]





Premessa.

prima di buttare giù qualche parare vorrei solo avvertirvi, senza particolari spoiler, di salvare prima dell'ultima missione altrimenti resterete male quando vi metteranno davanti una scelta. Ed opterete, tipo me, per quella più crudele in quel momento, che è anche la più divertente considerando il finale che vi attenderà in seguito.

E continuiamo a parlare del finale. 

Quando termini un gioco del genere ti rendi conto, pensandoci e ripensandoci, al ruolo che hai avuto nella storia; a quello che hai fatto, che hai costruito e assemblato, che hai distrutto e amato, e nel mentre i ricordi riaffiorano, esclami "che capolavoro".

Perchè.

Far Cry intesse la sua trama prediligendo gli elementi tipici del romanzo di formazione. La crescita spirituale che il personaggio Jason Brody attua in un contesto particolarmente ostile, come può essere la giungla, va a piè pari con una narrazione di crescita. Partendo dall'idea della follia adolescenziale, del divertirsi ad ogni costo e del trovare un posto dove tutto ciò può essere possibile - senza regole nè supervisori - il nostro alter ego videoludico comprende, nel corso del gioco, i suoi errori fino a raggiungere la famosa rivelazione che lo trasforma in un uomo. Con una consapevolezza, quindi, diversa rispetto quella dell'incipit. E mentre i suoi amici non comprendono la volontà di andare avanti ad ogni costo e di eliminare qualsiasi nemico, tu giocatore sei consapevole, al contrario, di quello che stai per affrontare.
E vai avanti, con sguardo fiero e occhiaie da notte passata in bianco.
Ecco dunque spiegato il motivo per cui è uno dei giochi più belli del 2012.

Ma non è solo questo. 

far cry non è solo una bella trama. Ha uno dei più belli open world a cui abbia mai giocato - anche se aspetto il 16 settembre - con una attenzione maniacale ai dettagli: flora e fauna perfettamente posizionati a seconda dello scenario climatico; e cioè maiali e galline intorno le abitazioni, tigri nella giungla e coccodrilli nelle paludi. La planimetria e lo scenario sono poi disegnati a dovere: troverete grotte, fiumiciattoli, cascate e alture. E inoltre capiterà moto spesso, si può dire quasi sempre, che lascerete da parte le missioni principali per divertirvi a depredare, cacciare e conquistare torrette radio. Tutto ciò che farai avrà un risultato con punti, abilità, denaro e bonus.

Ma non è solo questo. [Parte II]

C'è un personaggio come Vaas Montenegro di fronte al quale impallidisce persino il Joker di Nolan. Con i suoi bellissimi monologhi, vi segnalo il più significativo "qual è la definizione di follia?", si è ritagliato una posizione tra i migliori villain videoludici di sempre. E scusatemi se è poco.

Vi lascio inoltre con la OST del gioco, molto bella.

Ottimo lavoro Ubisoft, ottimo lavoro.

PS: Se amate i film d'azione anni '80, quella ironia maschilista e i laser, vi prego, giocate alla DLC Blood Dragon. La trovate ormai ad uno spunto e ne varrà la pena, ve lo garantisco.



marcodemitri®

sabato 7 settembre 2013

"Ciao mamma, sono su un Drone!" [Il Salento visto da un drone]

Beccatevi intanto questa foto.

Realizzata dall'associazione leccese Salento in Progress


Ora, guardate questo splendido video:







Visto?
Bene.

Persino i droni ci dicono che siamo belli.




A parte gli scherzi, il filmato è stato diretto e montato da Marcello Alongi con un Quadricottero e una, ormai indispensabile, GoPro Hero 3, il tutto attraverso un Gimbal BrushLess Zenmuse H3 - 2D

Niente da dire o altro da aggiungere, speriamo di vedere altri video del genere e magari con una bella time lapse da Otranto a Gallipoli. 

Sai che figata. 

marcodemitri®


mercoledì 4 settembre 2013

Kick - Ass 2 [Recensione]

Parliamoci chiaro: l'idea di Kick Ass non è stata per nulla originale dato che già Watchmen e Marvels introdussero gli stessi interrogativi: "può un uomo qualunque diventare un supereroe" e "quale potrebbe essere il punto di vista della gente comune in un mondo dominato dai super eroi".
Il fumetto scritto da Mark Millar, però, miscela sapientemente elementi pop, personaggi accattivanti, colorati e kitsch, in un mondo reale o presunto tale.
La filosofia alla base è: tutti vogliono diventare Britney Spears ma nessuno Spiderman.
Chiaro, no?

Trassero in seguito un film perchè era commercialmente ottimo e soprattutto una sceneggiatura a fumetti più che un fumetto vero e proprio. Fu subito un successo che lanciò un nuovo modo di rappresentare il supereroe; non si trattò più di personaggi con superpoteri ma di gente comune, magari stanca di subire angherie e, spingendo il piede sull'acceleratore del fattore cinismo, nacquero anche altre versioni di Kick Ass, più spinte, meno edulcorate e più crudeli: Super e God Bless America, ad esempio.

Il film mostrava dei limiti concettuali.
Fu stravolto l'alter ego cartaceo con una resa più commerciale e meno cattiva: sesso, risvolti positivi e scene grottesche e non cruente. Poi se mi aggiungi anche Mark Strong e una OST da brividi, il gioco è bello che fatto, caro Matthew Vaughn.

Ma questo fu il primo capitolo.

Kick Ass 2



Ora, nel 2013, dopo un successo così importante la cara Hollywood non poteva lasciarsi sfuggire un sequel. Non sia mai, no.
E allora Mark Millar, che ricordiamo il creatore della serie originale a fumetti, ha dato al regista Jeff Wadlow, quello di Never Back Dawn - la scopiazzatura in salsa adolescenziale e cretinetta di Fight Club - la possibilità di trasporre su celluloide anche la seconda parte.
Un disastro.
Un vero e proprio disastro.

Se il primo capitolo mostrava l'evoluzione, interessante, di un ragazzo "trasparente" agli occhi dei suoi coetanei, qui, si mette da parte l'idea di crescita psicologica per una azione becera e cafona. Ok, c'è Hit Girl alle prese con il cambiamento biologico di ogni donna - ma se vuoi creare del plausibile perchè non parli delle mestruazioni, ad esempio? - ok, c'è MotherFucker senza guida e arrabbiato per la perdita del padre - e allora perchè non ti soffermi più sulla sua vita sociale? - ok, c'è Kick Ass che vuole diventare più forte per dimostrare al mondo di valere - e allora perchè non discuti maggiormente del suo rapporto con i genitori? - .

La scelta di voler creare un elemento corale, richiamando la cinematografia supereroistica attuale, risulta gravata da una poca attenzione all'elemento background di ciascun personaggio. La tanto blasonata comparsa di Jim Carrey è solo un pretesto senza alcun intreccio per inserire l'elemento unione: un ruolo che già spettava a Kick Ass.

In poche parole una serie di superficialità che mettono da parte un buon spunto narrativo per concentrarsi solo ed esclusivamente sull'intrattenimento.

Inutile e senza anima.

marcodemitri®

martedì 3 settembre 2013

"Ti ho pecorata" [un piccolo parere]





La mia prima volta con la Banda dei Lesionati, un manipolo di ragazzi capitanato da Giampaolo Morelli Catalano, fu con Lecce Beddhu Style e, ad essere sincero, non ne rimasi soddisfatto. Le seppur intelligenti e anche giuste risposte che il giovane regista e sceneggiatore fornì ai suoi detrattori non mi convinsero, perchè c'era da constatare una troppo vivace e spocchiosa e banale rappresentazione del salentino medio; come se si potesse ridurre il tutto allo sdegno che tutti noi, leccesi e compaesani, abbiamo provato almeno una volta nella vita con il caffè in ghiaccio servito con un cubetto e le cime di rapa baresi attribuite a piatto tipico della nostra tradizione.

Chiariamoci, sono sempre attento e disponibile quando si tratta di satira. Di ironia. Di parodia. Ma c'è da fare una attenta distinzione per non incorrere in un errore abbastanza grossolano di chi è alle prime armi: creare una caricatura troppo autoreferenziale per potersi definire tale. Mancherebbe il distacco tra fantasia e realtà; lo stesso distacco che permette ad una opera, ironica o parodistica che sia, di poter far ridere della e non sulla messa in scena.
Ma a parte questo il video mostrava una particolare bravura nell'imporre un marchio, uno stile: le riprese velocizzate, le inquadrature in primo piano e la direzione dei personaggi non è così facile come potrebbe sembrare.
E così, fiducioso, ho atteso altri progetti: "Ce cazzu me sta uardi?", ad esempio, che per adesso è anche il mio preferito.

Poi è arrivato il nuovo e più importante progetto: Ti ho pecorata.
Venti minuti di una piacevole e colorata rappresentazione della classica distinzione biologica e psicologica tra uomo e donna; scontata, sì, girata meglio degli altri, anche.
Ed infatti, attingendo dal contesto sociale variegato e ben etichettato, il giovane Catalano scrive e dirige con una buona mano e una ottima direzione dei personaggi.
Non solo, non risparmia critiche ad un mondo che ormai appare fin troppo scisso in categorie ma che in fin dei conti il finale è sempre lo stesso: la donna decide per tutto ed è difficile che torni indietro.

Un piccolo spettacolo che lascia un mio personalissimo interrogativo: riuscirà il giovane regista ad essere bravo anche con un gruppo di persone che non conosce?

Ad un lungometraggio, che ormai appare prossimo, l'ardua sentenza.

Intanto potrete vedere il corto, QUI.

marcodemitri®

lunedì 2 settembre 2013

Elysium [Recensione]





Neil Blomkamp torna con un secondo lungometraggio fantascientifico e ci rende partecipi di una distopia  amara e cattiva. Dopo aver stupito il pubblico con District 9, la seconda prova riesce meno perché inciampa in una probabile pressione economica tale da appiattire la pur brillante idea.
Elysium è un bel film che riconferma il talento del regista sud africano ma che non riesce a superare la genialità del suo esordio.

Nel 2154 la situazione economica e sociale precipita e crea due mondi. Uno sulla terra in cui restano ad abitare i poveri e uno su Elysium, un centro spaziale uguale al concept di Halo, in cui vivono i ricchi. La differenza tra i due mondi è abissale. Solo in quest'ultimo la gente non si ammala e vive spensierata e felice; è un mondo idilliaco. L'unico neo è rappresentato da una spietata Jodie Foster, a capo del ministero de la Cura.
Per alcuni sulla terra tra morte e devastazione raggiungere Elysium diventa una speranza. Vana.
Matt Damon è il protagonista e ci viene presentato tatauto e con un trascorso di furti e rapine; ora però è diventato un manovale per mettere la testa a posto e nutre la speranza di raggiungere il mondo perfetto. Ma un giorno, a causa di un guasto, viene irrorato di radiazioni e ha solo cinque giorni di vita.
L'unico rimedio è andare su Elysium, appunto.
Aiutato dai suoi ex amici anarchici, cercherà di raggiungerlo ma dovrà scontrarsi con un folle criminale.

Se dovessi scegliere un film che ha imposto un nuovo modo di pensare la fantascienza sicuramente citerei District 9 e i motivi principali sono due.
In primo luogo è riuscito a rispolverare il concetto dell'alienazione, tanto caro a Philip K. Dick, con una particolare attenzione al presente e in secondo è riuscito a dosare con cinismo e amara constatazione della realtà la possibilità di sognare un futuro diverso e florido; come se le macchine e i computer che tanto ci hanno semplificato la vita potrebbero, un giorno, renderci più liberi e tolleranti.
Neil Blomkamp riprende i due temi amplificandoli con un budget migliore ma come molto spesso accade: non è sufficiente.
Come il primo lungometraggio anche questo soffre di una seconda parte frenetica e poco bilanciata rispetto l'intera pellicola. Non solo, l'alienazione e il dualismo nella pellicola risultano gravati dai clichè del solito film anti sistema.
Dei personaggi minori sembra non interessarsi il giovane Neil, della vita su Elysium, ad esempio, sappiamo ben poco. Il regista sembra infatti concentrarsi maggiormente sull'istinto di protezione che i ricchi, concentrati nel politico Jodie Foster, vogliono mantenere tagliando fuori qualsiasi terrestre a qualsiasi costo. Lo rivela anche l'ausilio di un folle criminale, Sharlto Copley (già visto in District 9).
L'atmosfera è straordianaria; complice una ottima regia e fotografia. La sua passione per i mecha è testimoniata da un voluto impatto realistico: il concept e il design è quanto di più plausibile possa esserci. Inoltre è presente un rimando, seppur flebile, alla cinematografia cronemberghiana con l'unione di uomo e macchina, di sangue e bulloni.
Per il resto è una pellicola diretta e infarcita di suggestioni e rimandi alla cultura pop del mondo videoludico, Blomkamp si rivela un regista attento e sensibile e con un grande spazio per migliorare.

Sappiate che il prossimo progetto sarà con il folle duetto dei "Die Antwoord" e riguarderà la vita di un robot.

Sembra una via in discesa per il regista che, primo tra tutti, avrebbe dovuto avere il suo nome sotto quello di Halo - The Movie.

marcodemitri®