sabato 26 aprile 2014

Guida galattica per cassieri rampanti ecc.. [Il cliente e il bagno - Il Critico]

Saaalve a tutti!

Come scritto nella PREMESSA, servendomi di una narrazione sopra le righe, descrivo il mondo che si cela dietro il lavoro di un cassiere in un bar. 
Nel primo capitolo elenco i personaggi più divertenti che ho incontrato e le mie reazioni ad ogni loro richiesta. 
Nel secondo all'oggettivistica e cioè a quell'insieme di suppellettili (vedi: bustine di zucchero, acqua, giornale ecc..) messi a disposizione degli avventori ma che.. 

...vabè lo scoprirete leggendo il blog ogni settimana. 

QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALI È FRUTTO DI FANTASIA CON UN PIZZICO DI IRONIA, VALIUM E NON SENSE. 

Buona lettura!


[Perché una guida]

  • CAPITOLO I 
[Tipologie di Clienti - Volti] 


PARTE I   [I volti del mattino]

PARTE II  [Lo Scroccone - Quella signora altolocata]
PARTE III [Il Sordomuti - Il Pignolo]
PARTE IV [L'ansioso - Quello che salta la fila]
PARTE V [Il cliente e il bagno - Il critico]

PARTE V

Il cliente e il bagno (Parte I)


Ieri ho udito il grido di un uomo disperato. Tratteneva con mani serrate il suo pacco. Si è avvicinato barcollando alla cassa e pregando non so quale dio azteco mi ha chiesto se ci fosse un bagno.

A quel punto mi sentivo un po’ come Mosè.
Potevo decidere di aprirgli le acque nei suoi pantaloni o in un posto più confortevole.
Dopo qualche secondo di riflessione gli ho conferito il dono: la chiave che apre la serratura del nostro bagno.
Lui mi ha ringraziato.

Questo è l'esempio più gentile e garbato di cliente che ti chiede dei servizi igienici.

Ma, in realtà, non è sempre così.

La richiesta della toilette varia da cliente a cliente.


C’è chi spalancando le porte, vestendo una faccia “da duro” s’incammina con fare sicuro verso la cassa ed esclama a gran voce “a du stae lu bagnu?”. Dopo avergli ricordato le buone maniere ed aver ricevuto un occhio nero, gli protendi tremante le chiavi.

E poi c'è il padre (o la madre) che entrano spaesati nel bar facendosi scudo con i pargoli, guardano a destra e sinistra per cercare l'insegna toilet. Se non dovessero trovarla, vengono verso la cassa e con gli occhi lucidi, le braccia intrecciate sulla cassa toracica del figlio\a ti chiedono "scusi, il\la bambino\a deve andare in bagno, dov'è?".
Gli occhioni del gatto con gli stivali.

"Digli che non c'è!" urla spavalda una voce nella tua mente sotto le sembianze del sign. Burns.



"È giù in fondo le scale", rispondi.

"Smithers, libera i vecchi con i soldi da un centesimo."
"NOOO, TUTTO MA NON I VECCHI!."

E poi ci sono loro, quelli che vanno in bagno senza chiedere.


Le ante del bar si spalancano.

Il vento soffia nel bar.
fiuuuuuuuu.
Il sole si intromette illuminando il bancone e accecando i presenti.
Alcuni tremano.
E nel marasma, altri urlano "IL GIORNO DEL GIUDIZIO!".
Tu, dietro la cassa, esclami "prepariamoci ad un caffè divino!".
Ma dalla luce esce un ombra, e pian piano le radiazioni luminose scoprono i connotati, come quando un volto riemerge dall'acqua.
È lui.
Il cliente che non deve mai chiedere.
Mai.
Con fare sicuro si incammina verso il bagno.
Lo segui con lo sguardo dalla porta fin le scale. 
Non chiede.
Non saluta.
Scende.
Sale.
Non dice nulla.
Non ringrazia.
La porta si chiude.
Il sole torna al suo posto.
Il vento va via.
E tutto ritorna alla normalità.
Io urlo "l'avete visto anche voi, no?"
"Chi?"
"Come chi? È entrato un tizio per andare al bagno."
"Noi non abbiamo visto nulla."
"Non è vero, non è vero. Non sono pazzo!"

"Lascia perdere, ora dammi una birra al cioccolato!"


"AIUTO!"


Il Critico.





Per raccontare la storia del critico mi servirò dell'esperienza diretta con uno di loro avvenuta in estate. 


Per chi non fosse pugliese, prima di leggere questo aneddoto deve sapere che da noi esiste una variante del caffè freddo che prende il nome di "caffè in ghiaccio". 

È, in poche parole, un caffè caldo versato su dei cubetti di ghiaccio e bevuto come bevanda rinfrescante. 

Era da tempo che non mi accadeva di incontrare un personaggio.

Un vero e proprio PERSONAGGIO. 
E a dire il vero Un Critico. 
E non del caffè, nossignore.
DEL GHIACCIO. 
Ebbene sì, voi vi sareste aspettato il solito filosofo dalla grande esperienza nell'industria del caffè. 
Che-quindi-le-cose-le-sa. 
Ennò. 
Stavolta mi è capitato un grande CRITICO DEL GHIACCIO. 
Mica cazzi. 

Vuole un caffè in ghiaccio.

Paga.
Si avvicina al bancone e attende. 
Noto che l'espressione del suo volto non me la racconta giusta. Mmh, c'è qualcosa che non va; ed infatti eccolo che ritorna in cassa.

- Senta, non voglio farle una critica, giusto una raccomandazione. Magari per la prossima volta cambiate metodo.

- Uhm, ok, mi dica.
- Noto che voi usate del ghiaccio con un foro al centro. No, non va bene. Sono uno che ne capisce di queste cose eh. Dovreste usare dei cubetti grossi e monoblocco. Le spiego perché..
- Sentiamo
- Quel tipo di ghiaccio non si scioglie, mentre il vostro con il foro, beh, è normale che si sciolga subito con il caffè caldo
- Guardi, si sbaglia. Il ghiaccio che usiamo ha una conformazione più solida proprio per impedire quel..
- ..no, senta, non è così. Io sono uno che ne capisce. Mio padre ha lavorato tanti anni nel settore come barista..
- Ok, lo provi e mi dica.

10 minuti dopo.


- Ok, mi devo ricredere.


E se ne va.


Non è la cosa più stramba del mondo essere criticati per il ghiaccio? Per il ghiaccio, non per il caffè. 

Cose che capitano. 

Ah, ma non vi ho raccontato ancora dei clienti ai confini della realtà: gli innominabili. 

Ma di questo ne parleremo la settimana prossima. 

marcodemitri®

venerdì 18 aprile 2014

Guida galattica per cassieri rampanti ecc.. [l'Ansioso - Quello che supera la fila]

Saaalve a tutti!

Come scritto nella PREMESSA, servendomi di una narrazione sopra le righe, descrivo il mondo che si cela dietro il lavoro di un cassiere in un bar. 
Nel primo capitolo elenco i personaggi più divertenti che ho incontrato e le mie reazioni ad ogni loro richiesta. 
Nel secondo all'oggettivistica e cioè a quell'insieme di suppellettili (vedi: bustine di zucchero, acqua, giornale ecc..) messi a disposizione degli avventori ma che.. 

...vabè lo scoprirete leggendo il blog ogni settimana. 

QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALI È FRUTTO DI FANTASIA CON UN PIZZICO DI IRONIA, VALIUM E NON SENSE. 

Buona lettura!


[Perché una guida]

  • CAPITOLO I 
[Tipologie di Clienti - Volti] 


PARTE I   [I volti del mattino]

PARTE II  [Lo Scroccone - Quella signora altolocata]
PARTE III [Il Sordomuti - Il Pignolo]
PARTE IV [L'ansioso - Quello che salta la fila]
PARTE V [Il cliente e il bagno - Il critico]

PARTE IV - L'ansioso - Quella signora altolocata 


Mi hanno sempre affascinato le leggi di Murphy perché senza alcun fondamento scientifico ci 
azzeccano.


Tipo quando siete alla cassa e non c'è nessuno in quel momento e ne approfittate per spostarvi e prendere un caffè.
Ma appena il vostro collega ve lo porge sul bancone e voi siete lì, con il pollice e l'indice ad afferrare l'orecchio del manico della tazzina e chiudete gli occhi per preparare la vostra immaginazione, ecco che entra una gita di turisti tedeschi affamati.
Che più che una gita sembra una spedizione punitiva.
Divina.
Magari fossero, però, turisti, il più delle volte sono i clienti più pericolosi ad interrompere quel sacro momento di degustazione.
Come in questo caso.

L'ANSIOSO



flashback, 1977.
Fulmini e saette, un po' di atmosfera di film dell'orrore.

"Sbrigati che non ho tempo."
"Aspetta, facciamo una cosa con calma."
"Ma che calma, e calma. Sai cosa significa avere le ore contate?"
"Oh no, sono venuto."
"Meglio così, a volte l'eiaculazione precoce risparmi del tempo."
"Come lo chiameremo?"
"Voglio un nome che incuta ansia nelle persone tranquille.
Dovranno agitarsi appena lo pronunceranno.
Dovranno piegarsi alla sua nevrastenia.
Dovranno.."
"Se, vabene, abbiamo capito.. il nome allora?"
"Che ne dici di: Giannottaviano?
"Mi piace."



Giorni nostri.
Il cliente ansioso si trascina a spintoni e smorfie seccate fino la cassa, dove incontra me - e chi se no? -.
Non mi guarda in faccia ma percepisce la mia tranquillità.
troppo tranquillo, pensa. 
"Fammi questo caffè macinato.. sbrigati.. ancora non l'hai fatto?"
"Scusi che caffè? Quanto? Buongiorno!"
"Come quale? Ancora?
"Sì, non so quale.."
Spazientito mi indica il caffè quarta ma io gli rispondo che sono tutti quarta.
"Allora fammi quello più economico.. dai per favore che sono in ritardo.."
"Per il tè con Alice?"
Mi guarda come se gli avessi bestemmiato i morti.
La faccia contratta in una espressione scura e di disapprovazione.
Noto le occhiaie, due borse sotto gli occhi a palla, tondi e severi.
Ha i capelli scompigliati e veste molto casual.
Dal lembo di camicia che pende sulla cintura e le scarpe slacciate immagino non abbia avuto molto tempo per vestirsi come si deve.
Ansia, è la prima parola che mi viene in mente.
Mi metto però a lavorare e lui lo vedo voltarsi a destra e sinistra, tra la vetrina e la cassa.
"Quanto le devo? Quanto? Ah?"
La psicologia spicciola di wikipedia insegna a non dire "si calmi", peggiori solo le cose; come quando alla tua ragazza le dici "calmati che non è niente" e ti ritrovi con cinque dita stampata sulla guancia.
"Dunque sono 4, 90."
"Faccia cinque euro così non mi da resto e non devo perdere altro tempo".
Chissà se in un universo parallelo esiste una dimensione senza tempo.
E chissà se mi sono laureato.
Guardo il soffitto per pensare meglio ma il tizio mi strappa di mano il caffè e va via, corre.
Fugge.

"Aspetti, lo scontrino" urlo.
"Se lo tenga." mi grida.

Qualche minuto dopo entra la finanza.

https://www.youtube.com/watch?v=idDXJJPQkj0

E Giannottaviano, da qualche parte nella città, ride di gusto perché è riuscito a creare problemi ad una persona tranquilla.



flashback. 1985.
"Mamma, cos'è la comomilla?
"Giannottaviano anche se è tardi ti rispondo perché questa è una domanda importante. La camomilla è quella cosa che bevono le persone cattive che non fanno mai nulla. È una cosa brutta, bruttissima. Le persone normali bevono solo caffè.. dalla mattina alla sera.."
"Mamma mi brucia lo stomaco.."
"Va benissimo allora. Bevi della coca cola prima di andare a dormire..E sbrigati che è tardi.."
"Grazie mamma.."
"Ah, un'altra cosa Giannotavviano.. Quando scrivi.. usa tanti puntini di sospensione che.. beh.. mettono ansia…"
"Notte mamma.."
"No, si dice: un buon scorrimento veloce delle ore che non servono.."

ZAN ZAAN ZAAAN.

Restando in tema ansia, aggiungendoci un pizzico di strafottenza ottenete il cliente che scavalca gli altri.
È il dottor Ohn, la Macchia, uno dei nemici dell'uomo ragno.

Cioè LUI.



Licenziato dalla Stark Enterprise - una azienda tipo l'alternativa buona alla Fininvest - il dottor Ohn cerca un modo per vendicarsi. Studia così un sistema per aprire porte dimensionali per conto di Kimping - la Fininvest - ma il progetto va male e lui diventa la Macchia. 
Un nemico dell'uomo ragno che utilizza i buchi neri per spostarsi e per cogliere alla sprovvista i suoi avversari.
Ora una parte di quello che ho scritto tenetevelo per rimorchiare le cosplayer, l'altra parte usatela per farvi una idea sulla difficoltà di servire un cliente del genere. 
Ha mani e occhi ovunque, di solito di bassa statura e veloce nel rubare tempo a chi è prima di lui. 
Con la scusa di volere offrire il caffè agli amici del suo gruppo, si infila e compare dove meno te lo aspetti.
Uno che non appena vede la fila alla cassa, si sposta di portale in portale per coglierti alle spalle e pagare prima degli altri. 
Fino a poco tempo fa era il nemico giurato delle vecchiette.
Il tizio che fregava il posto alle poste. 
In macelleria.
Al supermercato. 
In edicola.
Poi è stato sconfitto dalle macchinette con i numeri.
Attenzione però: non tutti gli esercizi commerciali hanno il bigliettino con il numero. 

"Prego, signora?"
"Prend.. "
"Nah, pagati tre caffè!"
"Chi ha parlato?"
"Sono qui!"



Nel cartone animato, questo personaggio riuniva una squadra (c'era persino il Goblin) per sconfiggere l'uomo ragno. dal nome Legion of Losers (la legione dei perdenti).
Ecco.
Adesso immaginate tre o quattro persone del genere che scavalcano chi è il primo della fila allungando le mani come fossero zombie affamati del tuo cervello.



Pensi.
Non li guardo negli occhi e faccio finta di nulla.
No, peggio



"sei un maleducato!"

E come sconfiggerlo\li allora?
Dunque nel cartone animato spidey usava il suo senso di ragno per capire dove Macchia sarebbe uscito fuori e prenderlo lui, alla sprovvista. 

E non ti resta che velocizzare il ritmo e prepararti il resto. 
Per cinque la volta. 

"Prende un caffè vero?"
"Sì"
"Ecco a lei il resto!"
"Uao ma come ha fatto a capire che le avrei dato cinque euro?"
"Senso di ragno!"
"Eh?"
"Niente, niente!"

Fine.

Ah, la leggenda narra che anche Steve Jobs, prima di inventare il multitasking, avesse fatto il cassiere. 
Ovviamente nulla di tutto questo è vero ma in cuore mio so che è andata così. 
Anzi: lasciatemi pensare sia andata così. 

Alla prossima settimana!

marcodemitri®













venerdì 11 aprile 2014

NOAH [Anteprima]



Non sono solo ragni geneticamente modificati, alieni in fin di vita con anelli o radiazioni gamma a donare super poteri ma c’è dell’altro, qualcosa di più grande e importante per la storia dell’umanità: Dio.
Non hanno super forza o vista a raggi x, non sono costretti a nascondersi con maschera e mantello e, di norma, sbandierano fin da subito il loro dono: sono i personaggi della Bibbia, protagonisti in prima persona della missione divina.
Accattivanti e terrificanti ma dannatamente umani pullulano sia nel Nuovo che nel Vecchio Testamento e a seguire le loro avventure gli occhi di un profano è difficile non rimangano incantati.
Sono persone comuni guidate da una entità superiore che si muovono come fossero dei super eroi.
E in un periodo in cui la Marvel ha monopolizzato il mercato del cinecomics con una nuova visione d’insieme tra serie tv e cinema, forse sarà stato questo il motivo che ha spinto Aronofsky a trattare di Noè, il patriarca biblico, e la Paramount a infondergli fiducia: producendolo.



Portato all’attenzione del pubblico americano con Requiem for a Dream, una pellicola che gli ha anche permesso di lasciare il cinema indipendente, Darren Aronofsky è un regista newyorkese di successo conosciuto soprattutto per Black Swan e The Wrestler.
Eclettico e visionario, ha raccontato di tossicodipendenti, scienziati e vecchie glorie decadute; ci ha appassionato con la narrazione dell’ossessione e distrutto con finali nichilisti.
Noah si presta a rappresentare, invece, un tentativo di uscire fuori dal suo genere, come ha già provato in passato con i progetti cancellati di Robocop e Wolverine.
Secondo quanto ha rivelato al The Guardian nel 2007, al personaggio biblico si dedicò durante le riprese di The Fountain (2006), scrivendo un primo script.
Ma solo dopo aver compreso l’importanza del suo progetto che ha deciso insieme a Ari Handel e John Logan di scrivere una sceneggiatura completa.
Ad interpretare il ruolo del protagonista è stato scelto Russell Crowe, più robusto e barbuto del solito, insieme ad una vecchia musa del regista: Jennifer Connelly, tra l’altro orfana di collaborazioni importanti dai tempi di Blood Diamond.
Non solo: ritroviamo Anthony Hopkins nel ruolo di Matusallemme, il padre di Noè che muore prima del diluvio a 969 anni, Emma Watson e Nick Nolte.
Per lui “[Noè] è un complicato personaggio dark, con l'animo del sopravvissuto dopo il diluvio universale” ed era necessario che fosse visto come un solitario, un reietto: in fin dei conti un nemico dell’umanità.
Per un’opera del genere, che fonda le sue radici su uno dei più sacri testi, il pericolo di esagerare o di infastidire la coscienza è dietro l’angolo.
Montata dunque la prima versione, un test screening per due tipi di pubblico, uno esperto in materia religiosa e l’altro generalista, fu proiettato 
Ma dal risultato deludente.
Il film, infatti, ritenuto troppo oscuro e controverso, è stato immediatamente ritirato e quasi riscritto. Inoltre le contestazioni mosse contro la produzione (Paramount e New Regency Lice) hanno fatto in modo tale che la pellicola fosse ri - arrangiata per essere riportata sulla retta via, ossia quella del political correct.
A quanto pare non è bastato neanche questo per evitare la censura in Indonesia.
Blasfema e basata su ricostruzioni fantasiose che potrebbero confondere i fedeli, le principali accuse rivolte al film da parte di Mukhlis Paeni, capo dell’istituto della censura di Bangkok.

Costato 130 milioni di dollari e girato tra Stati Uniti e Messico, è il progetto più rischioso e al tempo stesso lungimirante di Aronofsky.
Ma se da una parte incombe l’ombra del flop per l’atipicità estetica e contenutistica e la forte connotazione religiosa dall’altra potrebbe essere il rilancio del Blockbuster biblico, la cui storia segue l’ascesa dell’industria del cinema.
Creato da DeMille, rafforzato da John Huston e Zeffirelli e recentemente esplorato da Mel Gibson, questo genere trovò terreno fertile nell’America del codice Hays e del bigottismo.
Le trasposizioni cinematografiche delle storie della Bibbia furono fondamentali anche per lo studio degli effetti speciali; i più sbalorditivi usati per I Dieci Comandamenti - la scena dell’apertura delle acque del Mar Rosso, ad esempio - impressionarono persino Steven Spielberg.
Questa volta troviamo la Industrial Light and Magic a ricostruire la terra del 2000 a.C. in una veste il più reale possibile.
Come per Adamo e Abramo, quello sulle spalle di Noè è un macigno.
La richiesta (ordine) di Dio (crudele e vendicativo quello del vecchio testamento), rivolto ad un uomo comune di costruire un'arca e salvare solo la famiglia e le specie animali, assomiglia molto al motto ragnesco "da grandi poteri nascono grandi responsabilità".
Perché il famoso agricoltore è a conoscenza del piano divino di ripopolamento della terra e lui ha un dono: quello dell'inizio di un nuovo mondo.
Una iperbole che ben si incastona nei tempi di crisi che stiamo vivendo.

Ora, in una visione epica - fantasy, Noah sarebbe stato il film perfetto per Emmerich ma, al contrario, si appresta a diventare più di un Blockbuster, vuole andare oltre e costruire un nuovo rilancio di un genere.

Che il diluvio universale abbia inizio, sotto le note di Clint Mansell.

marcodemitri®

lunedì 7 aprile 2014

Salento Dragons vs Bari Patriots [Football]





Amara sconfitta per i Salento Dragons che perdono in casa il derby contro i Bari Patriots e mettono a rischio la qualificazione ai playoff.
Sul campo comunale di Surbo, la grinta e la determinazione dei salentini non sono bastate per evitare il forte attacco barese.
Ed è infatti a pochi minuti dall'inizio del primo quarto, il primo TD di Marella e, dopo un drive non riuscito dei padroni di casa, anche il secondo di Lagiola con una corsa in due tempi di ottanta yard.
Il consueto modello spin option dell'attacco barese non è stato scardinato dalla difesa dei Dragons che ha subito diverse incursioni.
A riaccendere le speranze sul finire del secondo quarto è il wide receiver Matteo D'Amore che conquista la meta dopo l'ottimo passaggio del quarterback Roberto Vitale; preferendo poi una trasformazione da due punti ad un calcio piazzato.
Con l'intercetto dell'unico lancio dei Patriots, fino a quel momento preferiti solo i passaggi, si chiude il primo tempo.
La fine dell'intervallo segna così l'inizio di un'altra sfida: da una parte l'orgoglio dei Patriots, una squadra sicura della sua posizione in classifica, dall'altra i Dragons, determinata a vincere per seguire il suo sogno.
A complicare la situazione, però, degli errori dei receiver, a cui sfuggono troppo spesso palloni fondamentali, e un TD segnato a metà terzo tempo dagli avversari.
La squadra non demorde e su una bellissima corsa del running back Maurizio Bellissario completa il TD che, momentaneamente, diluisce le ansie.
Il gioco si fa sempre più duro e i fazzoletti gialli cadono sul campo come coriandoli.
La read zone d'attacco dei Dragons offre un piano d'azione per passaggi interessanti; non tutti completati per i numerosi blizz a cui ricorrono gli avversari.
Ma alla difesa dei padroni di casa, oramai stremata, sfugge il tight end avversario che segna l'ennesimo punto e, col tabellone 16 - 35, sancisce anche la fine della partita.
Ora resta solo da battere i Mad Bulls di Barletta il 26 aprile alle 20 per continuare con la seconda fase del campionato.

marcodemitri®



sabato 5 aprile 2014

Ad allenarsi con i Dragons [Football Team Lecce]

"Lo sai che nel Salento abbiamo una squadra di football?"
Sguardo stupito, sorriso abbozzato: "che ce ne facciamo, scusa?"

Flashback.

Come Socrate mi ha insegnato durante il liceo, bisogna infastidire le persone per avere la loro attenzione e così, ho voluto fare un sondaggio, in un contesto improvvisato e tra gente con cui ho un rapporto d'affetto o di conoscenza, per capire se qualcuno conoscesse il football americano.
Lasciando da parte la ovvia risposta "cene?" ("cosa?" ndt) di mia nonna, quella più gettonata è stata "sì, lo fanno su italia 2" ma "è meglio il calcio", il punto esclamativo a fine frase.
È facile dunque intuire il perché dell'espressione stranita e divertita alla domanda posta all'inizio di questo articolo.
Perché se per gli amanti di questo sport, è stata una vera manna dal cielo la messa in onda sul canale in chiaro, il punto centrale resta: cosa ce ne facciamo di uno sport così complesso se abbiamo l'immediatezza dello schema di gioco del calcio da un parte e al massimo la spettacolarità del basket dall'altra?
Bella domanda.
In effetti, lo sport americano per eccellenza nel contesto europeo e più in particolare in quello italiano - locale rientra nella cultura underground; una parentesi tonda in cui metterci le più diffuse attività intellettuali da seguire per essere lontani dal mainstream.
Eppure, è uno sport che può insegnare molto, che può arricchire e che, soprattutto, è adatto a tutte le stazze.
Nella lega ufficiale, nella NFL, gli esempi sono tanti.
Dal più grosso: Busari Raji, vincitore di un super bowl


al più basso (1,75): wes welker 


Non solo. 
È lontano anni luce dalla cultura calcistica perché lo scontro fisico è solo sul campo e quasi mai fuori e altro dato interessante: l'investimento sui giovani attraverso il draft, la squadra peggiore del campionato terminato ha il diritto di scegliere i migliori giocatori del college dell'anno successivo.
È difficile seguirlo ma, se compreso, con una ricerca su wikipedia almeno le regole principali, è uno sport straordinariamente bello, forte e intelligente.


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Se gli americani possono giocare a calcio perché non possiamo a football?
Agli allenamenti dei dragons per la partita di domenica 6 aprile 2014 ore 15:

LECCE VS BAR, DRAGONS VS PATRIOTS. 


Sito internet: http://salentodragons.teamartist.com  
Qui un'intervista: 



e qui un video ufficiale: 


Le due squadre di football si dividono in quella maschile, i Dragons, e quella femminile, Le Vibrie, nella mitologia la femmina del drago. 
All'arrivo sul campo comunale di Surbo, che dista pochi chilometri da uno dei più grandi centri commerciali del Salento, sono accolto da Emanuele Prete.
Ruolo: noseguard.
Parole chiave: difesa, nose tackle, posizione di fronte al centro della squadra avversaria.
Mi presento e chiedo di parlare con l'addetto stampa: Laura Cardone.
Lei è la giornalista e portavoce sia del team femminile - di cui è anche capitano - , sia di quello maschile. 
"Non abbiamo soldi e ci autofinanziamo", mi racconta gentile e disponibile, rivolgendo uno sguardo al campo puntellato ancora dai solchi dei tacchetti. 
"Molti di loro si alzano presto al mattino per lavorare e subito dopo vengono qui per allenarsi", interviene Emanuele. 
La serata, pur non essendo delle più fredde, è avvolta da una cappa di umido; lo si vede dalla luce opaca dei lampioni. 
Ma per i ragazzi e le ragazze dei Salento Dragons non sembra essere un problema.
Continuano ad allenarsi, tra urla e schiamazzi. 
Hanno la carica e puntano a trasmetterla. 
"Qui c'è una realtà bellissima, le ragazze sono le prime al sud ma lo sanno in pochi e ancora di meno gli stessi salentini", continua Laura. 
Dev'essere dura primeggiare in uno sport poco conosciuto, penso.
Ma a dire il vero è un problema di soldi.
La squadra delle Vibrie ha dovuto rinunciare al campionato a maggio perché non ha soldi a disposizione.
La situazione è drammatica: il territorio offre poche possibilità.
Legittimo dal punto di vista economico, meno da quello sociale.
Sono in tanti che sono costretti a dover spostarsi da Lecce per seguire degli allenamenti specifici.
Nonostante questo continuano a lottare e a fare gruppo perché l'unione fa la forza, non sei nessuno se non conosci la squadra.
Gli allenamenti la chiamano e Laura si congeda.
Colgo l'occasione per conoscere l'allenatore della squadra di difesa, Gabriele Di Gennaro, che ha dovuto rinunciare al campionato per un infortunio.
"È uno sport duro, molto duro e se non sei disposto ad accettarlo, non puoi praticarlo. Eravamo in 91 all'inizio della stagione però tra infortuni e paura, molti hanno rinunciato". 
Lo ascolto interessato e mi mostra gli schemi di gioco, puntualizzando che il loro è un football a nove: senza i due tackle
Mi racconta delle variazioni subite negli ultimi mesi e soprattutto del nuovo quarterback con un passato da running back. 
Il tempo trascorre tra rimproveri e incoraggiamenti ai suoi giocatori.
Finchè, in vista della sfida di domenica contro Bari gli chiedo un po' per curiosità un po' per folklore: "ci sarà da preoccuparsi?
Dice "assolutamente no. Noi giochiamo anche il terzo tempo. Ci aiutiamo, non c'è alcun problema". 
Ha la voce di chi conosce quella realtà e di chi vuole trasmettere valori sportivi e non l'odio tra squadre. 
Infine, lo lascio lavorare dopo averlo ringraziato.

Il primo vero approccio che ebbi col football americano lo ebbi con Ogni maledetta domenica di Oliver Stone.
Per uno fino a quel momento abituato alla esilità, alla velocità e alla scioltezza del calcio, non poteva passare inosservata la fisicità degli scontri con cui si proteggeva, quasi ossessivamente, la propria area di gioco.
A distanza di molti anni, e dopo aver seguito il campionato americano, ho la possibilità di vederlo sul campo.
Di sentire l'odore della competizione, il tumulto dello scontro, la caparbietà del gioco.
Di questi ragazzi, nostri compaesani. 

"O noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. 

Allora, che cosa volete fare?"

Ci vediamo domenica 6 aprile alle 15 allo stadio comunale di Surbo. 

marcodemitri®





venerdì 4 aprile 2014

Guida galattica ecc.. [Capitolo 1.2 Il sordomuto e il pignolo]

Saaalve a tutti!

Come scritto nella PREMESSA, servendomi di una narrazione sopra le righe, descrivo il mondo che si cela dietro il lavoro di un cassiere in un bar. 
Nel primo capitolo elenco i personaggi più divertenti che ho incontrato e le mie reazioni ad ogni loro richiesta. 
Nel secondo all'oggettivistica e cioè a quell'insieme di suppellettili (vedi: bustine di zucchero, acqua, giornale ecc..) messi a disposizione degli avventori ma che.. 

...vabè lo scoprirete leggendo il blog ogni settimana. 

QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALI È FRUTTO DI FANTASIA CON UN PIZZICO DI IRONIA, VALIUM E NON SENSE. 

Buona lettura!


[Perché una guida]

  • CAPITOLO I 
[Tipologie di Clienti - Volti] 


PARTE I   [I volti del mattino]

PARTE II  [Lo Scroccone - Quella signora altolocata]
PARTE III [Il Sordomuto - Il Pignolo]
PARTE IV [L'ansioso - Quello che salta la fila]
PARTE V [Il cliente e il bagno - Il critico]


PARTE III - El 'sordomuto' - Il pignolo 

Giunge alla cassa senza guardare nessuno.
Si ferma, ti scruta e attende che il tuo sguardo si incroci con il suo.
Ha una pacatezza degna di un sacerdote buddista: passo silente, torsione della mano e inclinazione della testa eleganti.

'Buongiorno. Prego?'

Non proferisce parola.
Alza la mano destra, come se stesse giurando, e ti indica con le dita, sicure come la mano di un chirurgo, il numero due.




Attenzione.
Non puoi chiedergli 'cosa?' perchè ti lancerà un'occhiata stizzita, deluso dalla tua incompetenza.
Ma il cliente sordomuto è anche magnanimo e di buon cuore e quindi comprende la tua inesperienza.
Così muovendo le labbra come un pesce boccheggiante, ti dirà: 'caffè'.

Fai lo scontrino.
€1,60.
Lo guarda e improvvisamente alza la voce: 'Ou beggiu miu me mancanu 50 centesimi. Famme lu scontu meh'.

Hai compiuto un miracolo: PARLA.
Solo che nessuno ti venera.

E ti ritrovi con 50 centesimi in meno.





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Premessa: molti bar sono dotati di un macinino con cui macinano il caffè direttamente nel locale e per macchina elettrica o moca, seconda le esigenze. 
In questo modo è più fresco e sempre a disposizione, nelle quantità desiderate, per i clienti. 

Il pignolo



La leggenda narra che fu concepito in un rapporto sessuale durato 10 min e 4 secondi. 


La sera del 20 novembre 1969 nella camera dei genitori di lei di 4x5 metri con letto matrimoniale in ferro battutto. 

Appena uscito fuori dalla vagina, iniziò a contare la lunghezza del suo cordone ombelicale per dare indicazioni all’ostetrica su dove tagliarlo.

Crebbe come un bambino prodigio. 

Misurava e annotava la crescita dei suoi arti, del suo corpo. 
E persino del suo pene. 
Quando però raggiunse la fase adolescenziale non si lasciò andare ad una lenta ed inesorabile battaglia contro il potere degli adulti; preferì raccogliere le forze per studiare. Si laureò con il massimo dei voti e finalmente poté raccogliere i frutti dei suoi sforzi. 
Diventò così un commercialista. 
In Italia, tuttavia, la sua continua ricerca della perfezione numerica fu vista come un limite. Non ebbe molti clienti. 
Fortunatamente trovò un impiego all’estero, per un certo Dott. Mills.  
Il giorno prima di partire passò dal bar. 

"Buongiorno. Devo partire all'estero e avrei bisogno di caffè macinato."
" Sì, prego. Quale?"
"Non so, machinate."
"Ok, abbiamo questi tipi."


L’elenco scorre come il mouse su un tappetino. 

Arabica, Robusta. 

Percentuali.

Aroma, acuti di acidità. 



Ma ti interrompe.

"No, guardi, il tempo è prezioso. Dunque mi dia una percentuale che abbia un retrogusto amaro ma non sia del tutto amara. E dolce anche."


E tu sei li a far questa nuova miscela. Come Sauron sul monte Fato. 

Misceli, mischi, e macini.



Perché macini? Perché.

"Scusi, che le ha detto di macinarlo?"
Pensavo.."

"NO. Lo macino IO casa. Ho gli strumenti adatti. Quindi la rifaccia."


Il tempo scorre. 

Il suo volto arrabbiato con sopracciglio alzato declassa il bar a “perdita di tempo” subito dopo “buon risparmio energetico” ma prima di “mmh, quelle bustine di zucchero sono al risparmio". 

Gliela prepari. Il sudore cola dalla tua fronte. La mano trema. Metti tutto in busta e gliela consegni.

E lui come ti paga?
IN BUONI PASTO. Il pagamento più demoniaco che esista. 
Con calcolatrice alla mano conti i soldi. Sottrai, aggiungi. E il risultato è spaventoso.

Gli sei debitore di 19 centesimi. 

Non hai nulla che costi 19 centesimi.

Gli dici non si preoccupi. 

No, lui non te lo permette perché infatti ti chiede:
"Cosa posso prendere con 19 centesim?"
"Un cioccolatino?"
"Ehm, no il prezzo parte da 30 centesimi. Ma guardi, fa niente lo prenda."
Il cioccolatino nella tua mano, allunghi le braccia e glielo dai. 

Niente, lui rifiuta. 

Insomma, dopo aver creato una fila di qualche chilometro. Cosa che la muraglia cinese è un foglio traballante. Trovi il compromesso. Un cioccolatino piu’ uno a metà, tagliato per il 20 percento del totale. 

E lui se ne va.
Il bar si illumina.
I sospiri si elevano al cielo, i clienti in fila rimettono a loro posto la madonna e pronti per un'altra avventura. 


[Continua]



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