venerdì 14 marzo 2014

Guida galattica per cassieri rampanti contro clienti impertinenti. [PREMESSA]

Quando pensai per la prima volta di scrivere un libro sul lavoro con la clientela e sulle scene da bar, chiesi a me stesso se ce ne fosse realmente bisogno.
Voglio dire: ci ha già pensato Stefano Benni con Bar Sport, un libro che ha anche rafforzato il concetto fantozziano del tragicomico servilismo al potere e categorizzato, etichettato gli usi e costumi dell'italiano medio. 
Non solo, ci sarebbe da citare Kevin Smith con il generazionale Clerks: un duo di commessi agli antipodi e alle prese con i clienti di in un bislacco locale situato in una qualsiasi periferia americana.


Chissenefrega, mi risposi, e per due motivi. 
Il primo è sicuramente la comicità delle storie che, meritano, di essere fatte conoscere; non si può restare  impassibili e non scoppiare dal ridere se uno si dichiara un esperto del ghiaccio o lasciarsi andare ad una espressione del genere se uno ti chiede se le sigarette al caffè può mangiarle. 
Dall'altra parte, invece, c'è quella mia (malsana?) idea di voler trasmettere al lettore, digiuno del mestiere, l'amarezza di chi deve quotidianamente dover fare i conti con personaggi di una strafottezza e crudeltà anche fine a se stessa.
No, non è una esagerazione. 

Commessi riunitevi al grido "il cliente NON ha sempre ragione"! 
Ho ascoltato racconti di persone che da questo lavoro ne sono uscite con i nervi a fior di pelle. 
Una ragazza, tempo fa, mi disse: mio padre è quasi stato ricoverato perché non ne poteva più. 
È vero, dannatamente vero. 
Non è così semplice lavorare col pubblico se non si ha spina dorsale e una certa voglia di lasciarsi tutto scorrere via, di superare qualsiasi angheria o cattiveria venga detta e fatta. 
"Con tutti i soldi che vi diamo dovreste regalarle le cose a noi clienti."
E la cosa buffa sapete qual è?
Questo lavoro non è opzionale, nel senso che: a volte hai bisogno di farlo.
È un lavoro in linea di massima degli umili, di chi deve necessariamente lavorare, di chi non ha la possibilità di decidere di non farlo. 
No, non si può essere choosy
Per chi, al contario, è una scelta si sentirà dire: "se non ti sta bene lavorare con la gente non ti aprivi un negozio!"



Beh, è anche una scelta, per il cliente, non immedesimarsi. 
Essere stronzo. 
Pensare che chi lavora è un tuo schiavo perché lo paghi. 
E allora siamo punto a capo. 

E ora con in loop People are strange vi consiglio di leggere questa rubrica ogni settimana. 
Esplorerò diversi luoghi comuni e magari racconterò di usanze che sono proprie della città e differiscono da tante altre. 

Ricordate: per ogni volta che si maltratta un commesso un piccolo Breivik nasce. 
Non si sa dove, però. 

marcodemitri®

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