Quando nel 2001 con A Beutifull Mind Ron Howard
raccontò dello scienziato John Nash, ci si trovò di fronte una rilettura
moderna della classica narrazione biografica imposta dal cinema di John
Houston. La brandizzazione del “genio” fu compiuta grazie anche all’ausilio di
una colonna sonora suadente e sensazionalistica e protagonisti simil anti – eroi.
Fu così creato un precedente, un paradigma, cui
i successivi registi si allinearono.
The Imitation Game e The Theory of Everything,
biopic su due brillanti personalità a cui le scienze moderne devono molto se
non tutto, Stephen Hawking e Alan Turing.
La Teoria del Tutto, diretto da Jams Marsh e
tratto dall’omonimo libro della moglie di Stephen Hawking, narra del
celeberrimo cosmologo il cui scopo fu ed è tuttora la dimostrazione di una
“equazione del tutto”, una formula che spieghi anche l'origine del tempo.
La pellicola si concentra maggiormente sul
rapporto d'amore tra lo scienziato e la moglie, limitandosi a semplici accenni alle
sue scoperte. Formalmente non si sottrae ad una contaminazione pop, con delle epifanie
rese come fossero le geniali intuizioni del Dottor House. Ma il massimo della dimostrazione
dell’avvenuta fusione tra la rappresentazione classica e quella rocambolesca da
Blockbuster del cinema americano è il momento in cui Hawking rivolge il primo
sguardo alla sedia a rotelle; una scena che potremmo accostare, senza peccare
di humor nero, all'assemblaggio della maschera su Darth Vader o del costume di
Iron Man su Tony Stark.
D’altronde si è davanti ad una presa di consapevolezza
dei propri limiti fisici e del modo cui supearli dall’altra. Poiché “se l'universo non ha limiti, allora non li
ha nemmeno la mente umana”, un motto che riecheggia la filosofia del Professor
Xavier, guida degli X Men e privato di abilità motorie anche lui.
Nella seconda pellicola, The Imitation Game, diretto
da Morten Tyldum, conosciuto maggiormente per Headhunters, la storia si sviluppa con una direzione più
convenzionale. Il protagonista è Alan Turing, forse la mente più enigmatica del
nostro secolo.
Nell'Inghilterra della seconda guerra mondiale,
reclutato in segreto dall'esercito come crittografo con il compito di decifrare
Enigma, un codice nazista, Alan intuisce la necessità di costruire un
calcolatore – il capostipite del moderno computer – che potesse scoprire in poche
ore il rebus nazista. Ma osteggiato per la sua folle idea ci riuscirà non con
poche sofferenze.
“La
violenza esiste perché provoca appagamento, ma se le togliamo questo
appagamento non ha più ragion d’essere.”
Turing fu in seguito accusato di omosessualità
– in Inghilterra reato per diverso tempo - e condannato al carcere; pena che
scelse di commutare in castrazione chimica. Dopo qualche anno si suicidò
mangiando una mela avvelenata.
Sottoposti a due tipi di violenza differenti, l'ironia
della vita nel limitare una mente illimitata in Stephen Hawking, e quella
primitiva delle convenzioni sociali per Alan Turing, entrambi ricorrono
all’artificio della macchina per continuare a far vivere il loro genio,
superando i confini della realtà fisica e del benpensantismo.
Ci riesce meglio la patinata tragedia dell’inglese
Marsh rispetto ad una più preconfezionata – in vista degli oscar? – opera sul
genio di Turing. Se nel primo caso assistiamo in effetti ad una narrazione
convenzionale ma dritta al punto, nel secondo caso abbiamo una costruzione del
protagonista ben fatta sì, ma sommaria degli eventi narrati; si poteva ampliare
meglio un discorso come l’omofobia.
Le due opere sono così permeate di ispirazioni
differenti – come è giusto che sia – segnano ulteriori passi avanti nel Cinema
contemporaneo. C’è la voglia di raccontare storie di uomini tenaci e caparbi,
scavalcando quella fiacchezza e quell’arrendevolezza giovanile dei nostri tempi
– e quella volontà di denunciare la perversità dell’anti progressivismo.
"Perché
le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono
coloro che lo cambiano davvero."
marcodemitri®
Eh si, in The Imitation Game si poteva fare molto di più. Buon film, ma manca una parte importante sull'omossesualità.
RispondiElimina