sabato 3 gennaio 2015

Guida galattica per cassieri rampanti ecc.. Capitolo II [La Storia del Bar]

Saaalve a tutti!

Come scritto nella PREMESSA, servendomi di una narrazione sopra le righe, descrivo il mondo che si cela dietro il lavoro di un cassiere in un bar. 
Nel primo capitolo elenco i personaggi più divertenti che ho incontrato e le mie reazioni ad ogni loro richiesta. 
Nel secondo all'oggettivistica e cioè a quell'insieme di suppellettili (vedi: bustine di zucchero, acqua, giornale ecc..) messi a disposizione degli avventori ma che.. 

...vabè lo scoprirete leggendo il blog ogni settimana. 

QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALI È FRUTTO DI VERE ESPERIENZE DIRETTE CON UN PIZZICO DI IRONIA, VALIUM E NON SENSE. 

Buona lettura!


[Perché una guida]

  • CAPITOLO I 

[Tipologie di Clienti - Volti] 



PARTE I   [I volti del mattino]

PARTE II  [Lo Scroccone - Quella signora altolocata]
PARTE III [Il Sordomuto - Il Pignolo]
PARTE IV [L'ansioso - Quello che salta la fila]
PARTE V  [Il cliente e il bagno - Il critico]
PARTE VI [Il cliente nostalgico del ventennio]
PARTE VII [Il cliente extracomunitario]
PARTE VIII [Il cliente Mattiniero] 

PARTE XI - L'ultimo cliente della giornata 


Da questo momento in poi parte il secondo capitolo della rubrica dedicato alla storia del bar. A come, in millenni di evoluzione, il bar sia diventato un centro gravitazionale della vita di un cittadino italiano. 
Qui la storia di Pantaleo il cavernicolo, un uomo che fece di una esclamazione un pensiero costante.


Non esistevano televisori al plasma, computer e videogiochi. Da poco si erano diffusi i geroglifici, disegni stilizzati che gli uomini della preistoria amavano trasmettere su delle scatole nere. 
Le donne cucinavano steli d'erba e insetti e gli uomini andavano a caccia di animali giganteschi; ma erano più le volte che morivano per mano delle loro prede. 
In un tempo in cui non esistevano feste e non c'era possibilità di farsi fare un certificato falso per godersele al meglio, gli uomini primitivi cercavano di non annoiarsi. Cercavano un modo per trascorrere giorni in assoluta spensieratezza. 
L'inizio di un qualcosa di grande, grandissimo per la storia dell'umanità si presentò quando uno di loro pronunciò una parola. 
Tre lettere di cui non si conosceva il senso ma che uscirono dalla bocca sporca di erbaccia e insetti con sicurezza.
Come se fosse la parola più conosciuta al mondo dopo Cazzo un Bracchiosauro ci sta per uccidere. 
Questo è l'inizio di una storia secolare che fa del riposo e delle lamentele e degli spettegolezzi degli uomini il posto più sicuro del mondo.





  • CAPITOLO II 

  • La Storia del Bar

    PARTE I [La preistoria]



    Quando Pantaleo il cavernicolo esclamò senza pensarci “andiamo al bar” i suoi amici lo guardarono esterrefatti. 
    E il perché se lo chiese subito dopo.
    “Cosa ho detto? Il bar, cos’è il bar?”
    La leggenda narra che la parola bar fu pronunciata in una domenica di un giorno del paleolitico qualunque e nel centro di una radura.
    Lì, dove le caverne erano disposte a cerchio e i televisori di pietra trasmettevano scarabocchi stilizzati. Proprio in uno di quei giorni, quando gli uomini coperti da un manto di peli da far scandalizzare il metro sexual medio da mare, che orrore, e vestiti di carcasse di animali morti da far scatenare un colpo apoplettico ad un vegan – vegetarian, che orrore, decisero di scolpire nella roccia, di scavare una grotta e costruirci un bancone.
    Perché quello sarebbe stato il posto dove fermarsi per fare qualcosa.
    Già, ma cosa?
    Si racconta che Pantaleo iniziò a trascorrere il tempo seduto su una roccia, con le gambe accavallate e il braccio destro con la mano chiusa in pugno sotto il mento.
    “Perché?”, mormorava.
    “Perché… un bar?”
    "Da dove mi è uscito?"
    Una domanda che lo assillò per così tanto tempo da trasmettere il dubbio ad una generazione intera.
    Finché i peli del torace iniziarono a cadere e la vista si perse.
    Si offuscò,
    E poi nacque lui: il pensatore.
    O il sapiens.
    O il quattrocchi, come lo appellavano i bulli di Cromagnon.
    A cosa serve un bar?
    La valle carica di tensione per i troppi pensieri degli uomini "freschi freschi" di evoluzione fece scatenare una carica elettrostatica.
    Il cielo si oscurò, le nuvole si spinsero e un temporale maestoso esplose in saette e bagliori.
    La pioggia cadde fitta, molto fitta e tutti corsero nelle dimore.
    Poi un fulmine si scaraventò contro un albero, incendiandolo.
    Il fuoco bruciò tutto quello c’era intorno. L’odore della distruzione, della cenere e il fumo denso entrarono prepotenti nelle case e la gente fu costretta ad uscire per non morire soffocata.
    Si ritrovarono così nell’unico posto riparato, un po’ più lontano.
    Era il bar.
    Urlavano per la paura.
    I lampi, i tuoni.
    Cosa facciamo, dobbiamo stare stretti stretti.
    No, non respiro, spostati.
    Qualcuno che vada a prendere dei bicchieri d’acqua.
    Devo andare al bagno.
    Prendi dello zucchero.
    Il giornale, leggiamo il giornale.
    Il bagno dov’è?
    È libero?
    Qualcuno ci dia dell’acqua. Subito.
    Dividiamoci.
    Non possiamo, dobbiamo aiutarci.
    Io non vi aiuto, io devo andare al bagno e avere dell’acqua.
    Te la do, basta che stai calmo.
    No.
    Allora facciamo una cosa: chi è paziente venga di qua, chi è impaziente vada di qua.
    Ed eressero un muretto con le rocce presenti in quella caverna; e chi aveva spirito da buon samaritano, chi necessitava un riscatto e chi voleva sentirsi utile alla comunità andò al di la e gli altri restarono ai loro posti.
    Il problema che si presentò nell’immediato fu lo scarso numero di persone che si prestarono ad aiutare. Molti ritennero buona cosa far fare agli altri e poi lamentarsi. E nacquero i primi clienti – criticoni.
    Per il resto, non ci furono morti, tutti andarono al bagno e bevvero l’acqua.
    Si salvarono anche i primi operatori del bar, i baristi.
    Ma furono oggetto di critiche per come gestirono quel bar rudimentale.
    Secondo alcuni non si poteva stare in uno spazio così piccolo, secondo altri l’acqua doveva essere più acqua.
    E poi infine la critica più seria fu rivolta da chi trovò il bagno sporco.
    Siamo alla fine del paleolitico, aggiornatevi con il sapone.
    A cosa serve un bar?
    Chiesero dei bambini cavernicoli al nonno cavernicolo.
    Piccoli, un bar è un posto fatato dove tutti quelli che entrano devono essere serviti e riveriti. Devi sempre dire di sì, e mai no. Devi fare lo sconto e accettare se qualcuno ti dice "ma se tie nu secuti lu lecce nesciu ce campi a fare allora!"
    Però, cosa più importante fu questa: da quella tempesta nacque il primo bar.
    Il resto è una storia.
    Una storia tra tante storie da bar.

    marcodemitri®

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