Nel 1996 per capire che libro comprare dovevi andare in libreria, e spulciando i titoli sulle mensole, i più polverosi erano i migliori. Oggi, invece, su internet, tra video porno amatoriali, Selvaggia Lucarelli e un tizio popup che ti spiega con r moscia come fare soldi, è molto più semplice: basta leggere i link sui social network. Tra l'altro il metodo preferito dai voyeristi e il mio anche, dato che vivo vicino Lampedusa.
Le Avventure di Gunther Bradolini l'ho scovato così, per caso, ed è stato forse un bene perchè gli ha donato fascino, curiosità e l'ilarità tipica delle barzellette sugli ebrei.
Tipo questa:
"Piccola quanti anni hai?"
"Domani ne compio 8!"
"Nono, mi spiace, domani proprio no", risponde Hitler sghignazzando.
Non fa tanto ridere a meno che non siate Priebke, però serve per introdurvi il mondo descritto da Alessandro Gori, un simpatico tizio che cura un blog dal nome altrettanto simpatico Lo Sgargabonzi.
Mi sono scandalizzato.
E non scherzo.
Non per fare l'hipster ma in vita mia ho letto molti libri. Alcuni osceni lo erano veramente, altri, come questo, solo per diletto. Leggere delle avventure di Gunther mi ha lasciato basito, stupefato, spaventato. Perchè si tratta di una storia che non ha come presupposto "lo scandalo", ma divertire, dando per scontato, che quel mondo descritto esista veramente. È come se il lettore fosse messo in una posizione di consapevolezza e guidato, da un personaggio spensierato e sorridente.
Ci riesce, Gori, riempiendo le pagine di marche, descrizioni veloci e puntuali, personaggi che nella loro finzione sono credibili.
Con gli occhi di un bambino, feroce, crudele, ingenuo e stronzo, si costruisce un mondo popolato da personaggi schizzati, mostruosi e pederasti. Nella sua crudeltà, l'osceno diverte, soprattutto quando il piccolo protagonista interagisce con la realtà che lo circonda: un campo di concentramento scambiato per un agriturismo, una bambina bella solo perché ha un tumore bello e Gesù che compare e scompare come un elemosinante rom.
In poche parole, Gunther è così tenero che potrebbe convincervi che l'incesto è un bel gesto d'amore.
marcodemitri®
QUI per acquistarlo su Amazon.
giovedì 31 ottobre 2013
mercoledì 16 ottobre 2013
Orfani #1 [Recensione]
Voglio partire diretto su un punto molto discusso: il prezzo.
In molti si sono lamentati perchè eccessivo dato il numero di pagine.
Un ragionamento comprensibile, per carità, ma poco condivisibile.
Orfani è difatti il primo tassello di una rivoluzione per il fumetto italiano, qualcosa che non accadeva dal numero cento di Tex, e sinceramente per leggere Roberto Recchioni e gustare il grande, straordinario, lavoro fatto insieme ad Emiliano Mammuccari, io quattro euro e cinquanta li spenderei volentieri.
Copertina di Massimo Carnevale |
Partiamo dal perno centrale: disegni e colori.
Quello che più colpisce è l'impatto scenico.
L'idea di confezionare una colonna sonora basata sulle variazioni di colorazione è una delle innovazioni più importanti. Una volta compresa l'equivalenza colore - azione (blu - battaglia, rosso - amore, verde - famiglia) la immedesimazione è immediata.
E così terminata la lettura ha l'impressione di aver visto più che letto le immagini, tanto è la loro potenza.
E così terminata la lettura ha l'impressione di aver visto più che letto le immagini, tanto è la loro potenza.
Ma non è solo questo.
In una confezione avant - pop, Orfani è un romanzo di formazione, un racconto di fantascienza e una storia di avventura.
Basato su una scrittura che narra più che descrivere, Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari dirigono una regia e un montaggio ipercinetico. La caratterizzazione dei giovani protagonisti con le loro azioni, le loro paure e le loro speranze è autentica, veloce e ben strutturata. In un mondo sci fi e in una cornice di "effetti speciali disegnati", l'opera mescola generi differenti attraverso l'ipercitazionismo.
Perché è importante Orfani.
Con riferimenti cinematografici e videoludici, il fumetto supera i clichè della narrazione bonelliana, specializzata in una letteratura referenziale, e crea una nuova corrente di pensiero nella stessa casa editrice.
Se dovesse mantenere le premesse sarà un prodotto che ci riempirà di orgoglio in un futuro non troppo lontano.
Se dovesse mantenere le premesse sarà un prodotto che ci riempirà di orgoglio in un futuro non troppo lontano.
Speriamo non lo stesso del fumetto, però.
marcodemitri®
martedì 15 ottobre 2013
Pierpaolo Fari all'Infrarosso [Mostra Fotografica]
Pierpaolo mi invia in anteprima le foto realizzate con filtro infrarosso che proporrà al Verso Sud il 16 Ottobre alle 21.
Questa la locandina:
Questa la locandina:
È la sua prima esposizione, e finalmente!, ho pensato, si merita un po' di visibilità.
Partendo dal presupposto che di fotografia me ne intendo poco, giusto qualcosa a livello teorico e istangram non ce l'ho, ho deciso di puntare sulla sensibilità.
L'infrarosso è una tecnica che impone al fotografo di calcolare prima della messa a fuoco ciò che si vuol fotografare. Perchè il filtro che si usa è nero. Attraverso il filtro nero le radiazioni lasciano una particolare colorazione che va dal nero al bianco. Ad esempio, il verde della clorofilla si trasforma in una scala di colori da grigio al bianco mentre il cielo azzurro in nero.
Lo scenario assume contorni onirici, regalando uno spettacolo surreale e dallo straordinario impatto visivo.
Lo scenario assume contorni onirici, regalando uno spettacolo surreale e dallo straordinario impatto visivo.
La difficoltà della tecnica è così alta che può essere usata solo da un occhio particolarmente allenato. Ma vi assicuro che l'effetto è strabiliante e Pierpaolo ha fatto un bellissimo lavoro.
Nero.
Grigio.
Bianco.
Grigio.
Bianco.
Scatti scioccanti in colori solitari, strabilianti immagini rubate al tempo e regalate
agli occhi più attenti.
Tra l'altro potrete vederle sorseggiando un cocktail, portandovi una ragazza e spiegando loro qualcosa letta qui.
È anche gratis, quindi, cosa volete di più.
marcodemitri®
lunedì 7 ottobre 2013
NEL SALENTO DISPERSE GOCCE D'ACQUA, NESSUN LUTTO NAZIONALE "VERGOGNA"
Era appena passata la mezzanotte quando sono comparsi i primi status su facebook, più attendibili di una previsione meteo di Giuliacci perchè basata dall'antica tradizione romantica del "sentire l'odore della pioggia", che citavano "Non può piovere per sempre" dei The Doors. L'allarme non è bastato perchè secondo una statistica di Mannheimer sono in pochi a conoscere l'inglese. Così il violento sbarco delle piccole gocce d'acqua ha raggiunto in poche ore campagne, strade e le robe di mia madre, che aveva dimenticato sul terrazzo.
Pantaleo, proprietario da dieci generazioni di un feudo di Ulivi ha raccontato di averle visto radunarsi coatte e riempire qualsiasi buca. Ora chiede i danni ad una gestione regionale mal organizzata e poco asciutta ai problemi della bassa Puglia - che ricordiamo non centrare nulla con Bari - .
Il ministro dell'agricoltura è subito intervenuto da una tavolata di prodotti anti - vegani affermando il diritto di chiunque di cadere nel nostro paese. Di tutt'altro avviso il leader del movimento anti caduta nel declino "è colpa di Berlusconi se ogni giorno siamo sommersi, devono svegliarsi i cittadini". Il lutto Nazionale è stato annunciato tra le polemiche. Nessuno dice nulla quando la sabbia scompare dalle spiagge, urlano i bagnini.
Intanto gruppi divergenti sui social network iniziano la loro campagna pubblicitaria per l'estate 2014. Su twitter compaiono gli ashtag #ladanzadellapioggiaèrazzistaprenotateiltavoloalsamsara e #phoniamolituttialbahia
Anche gli artisti si sono mobilitati: Alessandra Amoroso e Emma Marrone annunciano il nuovo Tour "nui ca simu pacce essimu puru senza ombrella" mentre i Sud Sound System canteranno una versione giamaicana della filastroccca "sta chioe, sta chioe la mamma inde le oe, la vecchia sullu puzzi, tirintuppite intra lu puzzu".
Ma al malcontento generale si aggiunge un'altra vicenda cavillosa: come si possono respingere queste enormi invasioni? E in più come è possibile identificarle se sono così uguali da essere praticamente come due gocce d'acqua?
A chiudere la vicenda interviene Papa Favio Bolo che risponde con una sua massima "la pioggia, quando cade, non si fa male".
Parole dure, parole d'accusa.
Parole dure, parole d'accusa.
marcodemitri®
venerdì 4 ottobre 2013
Dylan Dog in "Una (quasi) Nuova Vita" [#325 Mensile]
Dopo tanto parlarne leggo:
[...]
[...]
a cura di:
Roberto Recchioni
Il 325 è il numero che apre la lenta e graduale evoluzione cui da mesi si parla e che, momentaneamente, sembra spazzare via ogni dubbio sulla direzione che il rrobe vuole dare a Dylan e cioè quella di un fumetto che ritorna a porre domande, insinuare dubbi.
Nessuna rassicurazione, come più volte detto dallo sceneggiatore.
Nessuna rassicurazione, come più volte detto dallo sceneggiatore.
Nella doppia veste di sceneggiatore e disegnatore è Carlo Ambrosini, una esperta e importante personalità della Bonelli, ad aprire l'albo in questione.
Partendo dalla bellissima copertina di Angelo Stano, tanto discussa per aver cambiato i canoni del fumetto con l'aggiunta di una impostazione più pop che classica, la storia è disegnata e scritta bene. La narrazione procede con un ottimo uso del ritmo, che mantiene inalterato dall'inizio alla fine l'interesse. La complessità della trama è smorzata da un uso sapiente dei flashback, ben orchestrati e mai anticlimax. Interessante anche le scelte della posizione di alcune vignette che rendono la concatenazione degli eventi precisa e ordinata. Si chiude con un finale carico di ansia e inquietudine.
Il ritorno al Dylan 1.0 e non l'evoluzione al 2.0, più volte specificato da Recchioni, sarà un percorso carico di piccole innovazioni ed eventi importanti che terminerà nell'autunno 2014.
E già alla prima lettura del numero in questione qualcosa si vede: è stato ripristinato l'Horror Club, c'è un videogioco su console, non è solo Bloch l'unico ispettore di polizia contattato e finalmente è stato sostituito il desueto (e un po' fascista) Voi con il Lei.
Ci sarà anche lo splatter solo laddove fosse necessario e non superfluo.
Ci sarà anche lo splatter solo laddove fosse necessario e non superfluo.
In poche parole e senza scomodare il simbolismo della copertina, "un nuovo volto" segna la fine e l'inizio di un percorso.
Che, se con queste premesse, ci permette di sperare in un ritorno agli albi di qualità.
------------------------------------
[SPOILER]
Importante citazioni a due albi precedenti e il ritorno di Madame Trelkovski.
Il richiamo al demonio è di grande impatto e lascia non qualche incubo nel lettore.
marcodemitri®
------------------------------------
[SPOILER]
Importante citazioni a due albi precedenti e il ritorno di Madame Trelkovski.
Il richiamo al demonio è di grande impatto e lascia non qualche incubo nel lettore.
marcodemitri®
Gravity [Recensione]
Nello spazio non c'è suono e la vita è impossibile, ce lo ricorda Cuàron, con un cartello, pochi istanti prima di lanciarci nel vuoto a circa trecentomila chilometri dalla terra. La prima sensazione è quella di una salita, lenta e graduale, ma dalla quale ti aspetti una discesa, ripida e palpitante.
Che arriva subito senza mai fermarsi.
Gravity è un film sulla vita e la morte, costruito come un indomito coraggio. Dopo alcune produzioni in patria, l'acclamato regista de I Figli degli Uomini, che lo ha consacrato regista di talento, ritorna con una pellicola minimalista retta su due personaggi che recitano in uno scambio di battute quasi teatrale in un ambiente completamente asettico. Liberando la scena da qualsiasi artificio narrativo, flashback ad esempio, allestisce uno spettacolo dall'incredibile bellezza visiva. Non solo: in un film di circa cento minuti, scenograficamente vuoto, è un continuo tendere il filo della tensione senza mai spezzarlo.
È solo formalmente e non sostanzialmente un film di fantascienza.
Non ci sono alieni e robot e fattore indispensabile: non esiste una nuova scienza a scontrarsi con la realtà. Sono i detriti di un satellite e non meteoriti gli antagonisti: il nemico è lo stesso uomo, se vi divertite con i messaggi subliminali. O ad essere precisi è un film esistenzialistico condito abilmente da un contorno spiritualistico. I due concetti, agli antipodi, si scontrano in un dualismo metaforicamente retto dai due protagonisti.
Se non fosse forzato, Survival Horror potrebbe essere una definizione esatta; perchè ha molto più con l'orrore più che con il sci - fi da spartire. Ed infatti i limiti fisici ci sono. Ma non è sulla scienza che verte il perno della pellicola.
È diretta con un abile mano e una grande sensibilità artistica: lunghi piani sequenza con inquadrature mozzafiato e scene di tensione vere e propri. Non c'è nessun movimento della macchina da presa che non sia stato studiato.
Ma se il film è riuscito lo si deve anche alla straordinaria prova dei due protagonisti, George Clooney e Sandra Bullock. Le loro personalità non tolgono spazio alla sceneggiatura e alla scena, anzi, enfatizzano l'impatto emotivo. Una Bullock che ricorda Sidney Weaver di Alien e un Clooney ironico e rassicurante. L'intimità dei loro personaggi è costruita attraverso le loro parole.
"È una straordinaria avventura" recita Clooney.
Infatti.
marcodemitri®
Iscriviti a:
Post (Atom)