mercoledì 28 novembre 2012

Argo [Recensione]





Ricordate il momento toccante quando Ulisse, tornato ad Itaca sotto false vesti, viene riconosciuto solo dal suo fedele cane, Argo?
Si?
Non c’entra nulla.
Lo so, è stata la prima immagine che molti di voi, me compreso, hanno avuto appena letto il titolo. 
“Ormai non sanno più cosa inventarsi” il mio commento. 
Eppure ho dovuto ricredermi.
Perché Argo non solo non c’entra nulla per davvero con l’Odissea, ma è “anche la miglior peggiore idea mai avuta per un film”. 


Iran, 1979.
La popolazione iraniana, inferocita dalla politica indisponente degli Stati Uniti, si dirige verso una sua ambasciata; con lo scopo di assaltarla e prendere in ostaggio i suoi dirigenti. 
Nello scontro, solo in sei riescono a salvarsi e trovare momentaneamente rifugio, grazie all’ambasciatore canadese, Ken Taylor
La tensione è alta e la CIA cerca un modo per liberarli. 
Così manda in campo un uomo, Tony Mendez, specializzato in operazioni di recupero. 
Con un brillante escamotage, confondere i sei uomini con membri di una troupe cinematografica, crea un folle diversivo e riscrive la storia di una degli enti governativi più ambigui di sempre. 

Ben Affleck, alla terza prova da regista, porta in scena con un’asciuttezza degna di un settantenne, una pellicola dai forti toni politici.
Mentre Tarantino uccide i sogni di gloria di Hitler in un cinema, Affleck rimescola la realtà con la fantasia e acceca lo spettatore con il messaggio subliminale: l’assurdità del cinema è ancora necessaria.
Una regia splendida al servizio di una sceneggiatura ben calibrata e tagliente, dove la stravaganza di Hollywood si confonde con la formalità della CIA; la finzione cinematografica diventa così il deus ex machina che salva la realtà. 
E con un delizioso lavoro sul filtro, il film invecchia di trent’anni e avvolge lo spettatore, senza troppi fronzoli.
Il regista serra il ritmo nella seconda parte e nonostante si conosca l’esito dell’operazione, non risparmia colpi di scena con azioni al cardiopalma.
Complici anche le ottime prove da parte del cast, Bryan Cranston reduce dal successo della serie Breaking Bad, Kyle Chandler vincitore dell’Emmy per Friday Nights Lights, Alan Arkin simpatico vecchietto di Little MIss Sunshine e l’omnipresente John Goodman, confeziona poi un film di grande solidità caratteriale. 
E sarà il look da rockstar, ma anche Affleck sembra riuscire a recitare. 
Un grande passo in avanti per la sua carriera da attore. 
Forse mai iniziata. 

Lo sceneggiatore di Will Hunting, con le spalle coperte da un sorprendente noir, Gone Baby Gone e un movimentato thriller, The Town, non teme il confronto con il cinema d’autore.
E anche se mancano ancora all’appello Hitchcock, Il Grande Gatsby, Lincon e Les Misarebles, non sembra essere lontano dal secondo oscar.
Che a questo punto, spero arrivi per questa piccola perla.

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