domenica 9 dicembre 2012

Ruby Sparks [Recensione]




Non è raro trovare registi che hanno fatto gavetta nel mondo dei video musicali; David Fincher ad esempio. Ma anche Gondry, Hillcoat o Moore, Singleton, Bay, Scorsese e Coppola.
Sarà la droga a buon mercato o la stravaganza dei musicisti, ma indubbiamente quest'ambiente dona una sensibilità a volte sottovalutata nel cinema.
Ed è il caso di Jonthan Dayton e Valerie Faris, pluripremiati coniugi registi che vantano collaborazioni con Red Hot Chilli Peppers, Smashing Pumpkins e R.E.M. che dopo il delizioso Little Miss Sunshine, ritornano con una commedia indie: Ruby Sparks

Calvin è un brillante scrittore che ha conosciuto il successo troppo giovane; ora soffre di un blocco sia lavorativo che sentimentale. Dopo aver sognato una ragazza Ruby Sparks, ritroverà l'ispirazione.
Ma la gioia lascerà il posto allo sgomento quando scoprirà che la protagonista del romanzo, si è materializzata nella sua vita.

Non è innovativa l'idea di riportare su pellicola i sogni onanistici adolescenziali.
Molti di voi ricorderanno "La donna esplosiva" di John Hughes: in cui un gruppo di quindicenni, impacciati e timidi, creano al computer una ragazza perfetta. O una storia non molto originale se si pensa all'opera indipendente di Craig Gillespie "Lars e una ragazza tutta sua": mediocre pellicola affidata esclusivamente alla bravura dell'allora semi sconosciuto Ryan Gosling. O ancora uno stralunato Al Pacino per il film S1m0ne: dove una donna virtuale rimpiazza un'attrice costosa e capricciosa.
E allora perchè Ruby Sparks funziona?
La differenza è nella gestione della creatura di Calvin. Perchè se nelle pellicole citate il prodotto poteva essere modificato solo esteticamente, qui al contrario si lascia spazio a modifiche mentali. Donando questa abilità, il film apre così un'intelligente discussione sulla giustificazione morale ed etica del comportamento del protagonista. Da una forma ossessiva ad  una  menefreghista, Calvin riscrive di volta in volta il personaggio con lo scopo di trovare un equilibrio.
La pellicola diventa la perfetta metafora del morboso rapporto tra scrittore e scrittura.
Ed infatti è solo dopo aver completato un percorso che Calvin uscirà fuori dal suo personaggio e riuscirà nuovamente ad affrontare la vita.
Oltre se stesso.


Paul Dano mette in scena con semplicità un personaggio complesso in coppia con l'attrice e stessa sceneggiatrice del film: Zoe Kazan. Lei, nata in una famiglia di sceneggiatori della quale è d'obbligo ricordare il nonno Elia Kazan, per capolavori come Un treno che si chiama Desiderio e Nella valle dell'Eden, scrive una commedia romantica dal retrogusto Alleniano.
Aiutata poi da una regia leggera e patinata che fa molto Sofia Coppola, riesce a superare un inizio non particolarmente brillante.
Una fotografia minimalista servita da Matthew Libatique, formatosi professionalmente con la filmografia di Darren Aronofsky e una filo francese e vivace colonna sonora riempiono di colori caldi il quadro di un film indipendente leggiadro e mai banale. 
Con un cast poi scelto con precisione certosina: Antonio Banderas e Annette Benning sono i geniotri new age, un ottimo seppur veloce Steve Coogan e un simpatico Eliott Goul come analista.

Dunque una commedia dolce ma mai melensa che miscela sapientemente fantasia e realtà, regalando una stravagante versione del classico circolo vizioso del "blocco dello scrittore". 

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