sabato 10 maggio 2014

Ho scelto giurisprudenza perché mi piace dire "Studio la legge!"

Per la serie “e poi si l’aureano”: ma non provate un certo sdegno ad ascoltare gente ignorante ed analfabeta che striscia per i corridoi della facoltà masticando parole con cadenza dialettale in cui si riescono persino a sentire le volte in cui il “che” diventa “ke”?


Mentre molti di voi sono seduti al tavolino del bar con indosso occhiali da sole e intenti a sottolineare l’ultimo libro di Diritto Costituzionale – fotocopiato nella migliore copisteria di Lecce. Ah, avete notato che le copisterie fanno lo scontrino? Come dire, fottiamo lo stato ma lo facciamo con garbo. E ovviamente a questo punto partiranno i vari sproloqui a difesa del portafoglio “ma no, non è possibile pagare un fottio di soldi per acquistare un libro”; però se posso darvi un consiglio, non sfoggiate il vostro iPhone mentre lo dite. Sareste senza cuore. 



Peggio di chi ha progettato i mirabolanti parcheggi della facoltà: un tetris. 
Io fossi in sovrappeso gli farei causa. Cazzo, esci dalla macchina e ti trovi incastrato. Anzi, proporrei quel parcheggio come motivo in più per dimagrire. 
Altro che Giorno&Notte, io farei parcheggia Giorno&Notte.



E che dire della “nuova” struttura di giurisprudenza di Lecce? Che poi è una struttura a metà strada tra un quadro di Escher e un acquapark. Prendi una scala e non sai dove giungi. C’è gente rimasta persino intrappolata; altrimenti non si spiegherebbe l’esorbitante numero di fuoricorso.


Perché: 



“Oltre le dimensioni che l’uomo conosce ne esiste un’altra, una quinta dimensione quella dei fuoricorso ai confini di Monteroni.



Mi è venuta un’idea: organizziamo giornate di lettura collettiva. Un po’ come succede nelle varie riunioni anonime. Già mi immagino “Ciao, sono Tizio. Sono 350 giorni che non uso una K. L’altro giorno, per esempio, non ho avuto il coraggio di entrare in un negozio KAPPA. Oh no, l’ho fatto di nuovo”.
E vi prego chiamatemi il sergente Hartman, sai che spasso con tutte quelle parolacce.



No sul serio, io frequento una facoltà che fa della conoscenza dell’italiano il suo perno centrale. Non si può assolutamente prescindere da ciò. Non perché sia vietato, chiariamoci, alla fine anche Di Pietro si è laureato e ha avuto una carriera quantomeno apprezzabile. Però un esame non può essere sostenuto con espressioni del tipo “No perché cioè allora” o il più amato “Dicevamo che”. 



Ci sono storie che quando le racconti: le racconti.

Tipo quella del Lombroso. Sì, Lombroso. Ripetete con me con schiocco di lingua: Lombroso. 
Chi lo conosce alzi la mano. 
Nessuno.

Il professore fu in quel momento che si sentì il solito secchione di turno. Solo. 

Stessa scena per Dei Delitti e Delle Pene. 
Su le mani chi lo ha letto: nessuno.
 Comunque Lombroso è un simpatico tizio che ha fondato l’antropologia forense. Utile se si studia penale. O antropologia. O se ci si vuole improvvisare i Sottile di turno. Con tanto di criminologo da barbetta incolta e foto di gente squartata che scorre in video mentre si è li ad ingurgitare l’ennesima porzione di cibo che un giorno ci farà saltare per aria le coronorie. 
BOOM. 




Il futuro dei laureandi leccesi
Ma ritorniamo a noi. 
Lo sapete che giurisprudenza è una delle facoltà più antiche della storia dell’umanità? 
No, volevo dire che è l'Italia sforna millemila laureati – come donne cinesi in paesi occidentali. 


No, volevo dire che a Lecce è forse la più frequentata nel mondo.
Nemmeno Harvard riuscirebbe a raggiungere il nostro numero di iscritti. Iscritti eh. Non fate i furbi. 
Perché tutti son bravi ad iscriversi a giurisprudenza a Lecce. Ma in pochi riescono a sostenere l’esame di Economia Politica il primo anno. 
“Cos’è? 
Economia politca. 
Puff. Lo faccio prima di laureami”. 
Eh. E poi ti ritrovi a disegnare grafici, seni e coseni mentre cerchi di capire a cosa serva la laurea se un kebbabbaro fa più soldi di te.

Già. 


“Eh no, perché il prof “è prp 1 stnz!1!! Nn si poss imparare 140 art. della Costituzione. Poi mica uno li usa ttt i giorni!1!!”
 
Ma fa niente, basta cambiare corso e andare da professori più “fattibili”. Uno prende il suo bel 30 dopo aver studiato guardando una puntata di Porta a Porta e te lo rinfaccia davanti al tuo misero 25.


"Ke bravo mio figlio ha passato filosofia della costituzione!!!"

Perché in fondo siamo dei duri. Se possiamo evitare qualcosa di più difficile, lo facciamo. 
Che sia un professore o un esame. Che sia scambiare un “che” con un “ke”. Che sia la soppressione delle vocali. Che sia leggere un libro o informarsi su qualcosa che non faccia parte del monopolio televisivo della De Filippi. Che sia la lettura di una sentenza e non solo l’apprendimento per osmosi da un’editoriale di Travaglio. Che sia qualcosa oltre l’indossare una maglietta con il faccione di Che Guevara acquistata per 15 euro in una bancarella che vende busti di Mussolini. E definirsi poi comunisti.
 Ed è da tutto ciò che sorge con tristezza e rammarico la parola d’ordine: comodità.



E in fin dei conti tutti possono far contenti i propri genitori iscrivendosi a Giurisprudenza. Nessun buon genitore inserito in un tessuto sociale rispettabile potrebbe – di questi tempi – mandare a lavorare il proprio figlio. Perchè suscita sempre un certo sdegno pungente ma quasi impercettibile la risposta “lavoro” alla domanda “cosa studi?”. 




Come una donna afflitta da meteorismo. 

frantumi®

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