Sguardo stupito, sorriso abbozzato: "che ce ne facciamo, scusa?"
Flashback.
Come Socrate mi ha insegnato durante il liceo, bisogna infastidire le persone per avere la loro attenzione e così, ho voluto fare un sondaggio, in un contesto improvvisato e tra gente con cui ho un rapporto d'affetto o di conoscenza, per capire se qualcuno conoscesse il football americano.
Lasciando da parte la ovvia risposta "cene?" ("cosa?" ndt) di mia nonna, quella più gettonata è stata "sì, lo fanno su italia 2" ma "è meglio il calcio", il punto esclamativo a fine frase.
È facile dunque intuire il perché dell'espressione stranita e divertita alla domanda posta all'inizio di questo articolo.
Perché se per gli amanti di questo sport, è stata una vera manna dal cielo la messa in onda sul canale in chiaro, il punto centrale resta: cosa ce ne facciamo di uno sport così complesso se abbiamo l'immediatezza dello schema di gioco del calcio da un parte e al massimo la spettacolarità del basket dall'altra?
Bella domanda.
In effetti, lo sport americano per eccellenza nel contesto europeo e più in particolare in quello italiano - locale rientra nella cultura underground; una parentesi tonda in cui metterci le più diffuse attività intellettuali da seguire per essere lontani dal mainstream.
Eppure, è uno sport che può insegnare molto, che può arricchire e che, soprattutto, è adatto a tutte le stazze.
Nella lega ufficiale, nella NFL, gli esempi sono tanti.
Dal più grosso: Busari Raji, vincitore di un super bowl
al più basso (1,75): wes welker
Non solo.
È lontano anni luce dalla cultura calcistica perché lo scontro fisico è solo sul campo e quasi mai fuori e altro dato interessante: l'investimento sui giovani attraverso il draft, la squadra peggiore del campionato terminato ha il diritto di scegliere i migliori giocatori del college dell'anno successivo.
È difficile seguirlo ma, se compreso, con una ricerca su wikipedia almeno le regole principali, è uno sport straordinariamente bello, forte e intelligente.
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Se gli americani possono giocare a calcio perché non possiamo a football?
Agli allenamenti dei dragons per la partita di domenica 6 aprile 2014 ore 15:
LECCE VS BAR, DRAGONS VS PATRIOTS.
Sito internet: http://salentodragons.teamartist.com
Qui un'intervista:
e qui un video ufficiale:
Le due squadre di football si dividono in quella maschile, i Dragons, e quella femminile, Le Vibrie, nella mitologia la femmina del drago.
Ruolo: noseguard.
Parole chiave: difesa, nose tackle, posizione di fronte al centro della squadra avversaria.
Mi presento e chiedo di parlare con l'addetto stampa: Laura Cardone.
Lei è la giornalista e portavoce sia del team femminile - di cui è anche capitano - , sia di quello maschile.
Lei è la giornalista e portavoce sia del team femminile - di cui è anche capitano - , sia di quello maschile.
"Non abbiamo soldi e ci autofinanziamo", mi racconta gentile e disponibile, rivolgendo uno sguardo al campo puntellato ancora dai solchi dei tacchetti.
"Molti di loro si alzano presto al mattino per lavorare e subito dopo vengono qui per allenarsi", interviene Emanuele.
La serata, pur non essendo delle più fredde, è avvolta da una cappa di umido; lo si vede dalla luce opaca dei lampioni.
Ma per i ragazzi e le ragazze dei Salento Dragons non sembra essere un problema.
Continuano ad allenarsi, tra urla e schiamazzi.
Hanno la carica e puntano a trasmetterla.
"Qui c'è una realtà bellissima, le ragazze sono le prime al sud ma lo sanno in pochi e ancora di meno gli stessi salentini", continua Laura.
Dev'essere dura primeggiare in uno sport poco conosciuto, penso.
Ma a dire il vero è un problema di soldi.
La squadra delle Vibrie ha dovuto rinunciare al campionato a maggio perché non ha soldi a disposizione.
La situazione è drammatica: il territorio offre poche possibilità.
Legittimo dal punto di vista economico, meno da quello sociale.
Sono in tanti che sono costretti a dover spostarsi da Lecce per seguire degli allenamenti specifici.
Nonostante questo continuano a lottare e a fare gruppo perché l'unione fa la forza, non sei nessuno se non conosci la squadra.
Gli allenamenti la chiamano e Laura si congeda.
Colgo l'occasione per conoscere l'allenatore della squadra di difesa, Gabriele Di Gennaro, che ha dovuto rinunciare al campionato per un infortunio.
Ma a dire il vero è un problema di soldi.
La squadra delle Vibrie ha dovuto rinunciare al campionato a maggio perché non ha soldi a disposizione.
La situazione è drammatica: il territorio offre poche possibilità.
Legittimo dal punto di vista economico, meno da quello sociale.
Sono in tanti che sono costretti a dover spostarsi da Lecce per seguire degli allenamenti specifici.
Nonostante questo continuano a lottare e a fare gruppo perché l'unione fa la forza, non sei nessuno se non conosci la squadra.
Gli allenamenti la chiamano e Laura si congeda.
Colgo l'occasione per conoscere l'allenatore della squadra di difesa, Gabriele Di Gennaro, che ha dovuto rinunciare al campionato per un infortunio.
"È uno sport duro, molto duro e se non sei disposto ad accettarlo, non puoi praticarlo. Eravamo in 91 all'inizio della stagione però tra infortuni e paura, molti hanno rinunciato".
Lo ascolto interessato e mi mostra gli schemi di gioco, puntualizzando che il loro è un football a nove: senza i due tackle.
Mi racconta delle variazioni subite negli ultimi mesi e soprattutto del nuovo quarterback con un passato da running back.
Il tempo trascorre tra rimproveri e incoraggiamenti ai suoi giocatori.
Finchè, in vista della sfida di domenica contro Bari gli chiedo un po' per curiosità un po' per folklore: "ci sarà da preoccuparsi?
Dice "assolutamente no. Noi giochiamo anche il terzo tempo. Ci aiutiamo, non c'è alcun problema".
Ha la voce di chi conosce quella realtà e di chi vuole trasmettere valori sportivi e non l'odio tra squadre.
Infine, lo lascio lavorare dopo averlo ringraziato.
Il primo vero approccio che ebbi col football americano lo ebbi con Ogni maledetta domenica di Oliver Stone.
Per uno fino a quel momento abituato alla esilità, alla velocità e alla scioltezza del calcio, non poteva passare inosservata la fisicità degli scontri con cui si proteggeva, quasi ossessivamente, la propria area di gioco.
A distanza di molti anni, e dopo aver seguito il campionato americano, ho la possibilità di vederlo sul campo.
Di sentire l'odore della competizione, il tumulto dello scontro, la caparbietà del gioco.
Il primo vero approccio che ebbi col football americano lo ebbi con Ogni maledetta domenica di Oliver Stone.
Per uno fino a quel momento abituato alla esilità, alla velocità e alla scioltezza del calcio, non poteva passare inosservata la fisicità degli scontri con cui si proteggeva, quasi ossessivamente, la propria area di gioco.
A distanza di molti anni, e dopo aver seguito il campionato americano, ho la possibilità di vederlo sul campo.
Di sentire l'odore della competizione, il tumulto dello scontro, la caparbietà del gioco.
Di questi ragazzi, nostri compaesani.
"O noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui.
Allora, che cosa volete fare?"
Ci vediamo domenica 6 aprile alle 15 allo stadio comunale di Surbo.
marcodemitri®
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