Esempio pratico:
- Me lo sconti?
- Ma costa 10 centesimi
Fin dall’alba dei tempi chi si cimentava in un lavoro d’artigianato veniva spesso a scontrarsi con il: cliente. Che egli fosse giovane o anziano, bello o brutto, magro o grasso poco importava; perché l’unica questione da porre al vaglio dell’artigiano era: mi fai lo sconto?
Nonostante i suoi sforzi, degni di un mulo in cima al monte Everest, lo sconto rappresentava un macigno che schiacciava la sua schiena già colpita dagli acciacchi del mestiere.
Un pugno nello stomaco, per dirla breve.
La pazienza che usciva fuori come vapore acqueo dalla bocca in una notte fredda, era pari forse alla lenta agonia di Cristo sul monte Golgota: "guardi, non ci guadagno nulla". D’altra parte cosa si potrebbe aspettare da un povero sventurato che intaglia legno in una grotta rupestre?
Eppure il cliente, con dito parallelo al naso, di solito rappresentato magro con occhialino e stempiatura crescente, o donna sulla cinquantina in assetto da madre-che-porta-in-giro-il-figlio-appena-tornato-a-casa-per-le-vacanze, gli ricorda che viviamo in tempi di crisi e che dunque tutti dobbiamo adeguarci ai ridimensionamenti dello stipendio. Anche chi, come l’artigiano, produce beni superflui, cioè che non hanno valore vitale.
Bisogna lasciar fare al cliente perché il prezzo che voi proporrete non sarà mai degno per il suo portafoglio. In fin dei conti, lo sconto è una domanda retorica. Ovvio che il commerciante non può tirarsi indietro a meno che non vuole incorrere nel famoso “amico che è venuto prima”.
E dopo aver scontato, in pratica regalandoglielo, cosa succede?
Se pensi che sia finita qui, no, ti sbagli.
Perché?
Beh, la voce si spargerà e dovrai accettare di scontare per sempre. Sempre. E sempre.
Tanto o sconto o crisi avresti comunque chiuso per fallimento.
E poi chi cazzo compra un cavallino in legno se può averlo dal vu cumprà che almeno lo sconto te lo fa?
marcodemitri®
[Da oggi troverete ogni tanto, e cioè quando mi va, una piccola rubrica sui topos del commercio e sullo strano rapporto che la gente instaura con quello che compra; come quello tra una madre e la prole nata nell'utero di un'altra donna]
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